Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 5 - giugno 1977

finalistica non è legata alla giurisdi- ' zione: non a caso, nel 1968, quando abbiamo fatto la Regola, abbiamo deciso di escludere tutti i vincoli ca– nonici che avevamo e di fondarci sul– l'annuncio presente nella Regola. Ora si può fare un gruppo aperto, togliere gli elementi monastici che ci possono ancora essere; mi sembra assurdo rinnovare questo tipo di pro– messa quando c'è già il battesimo. Spero anche che battesimo e cresi– ma tornino insieme; ho provato a fa– re una teologia per la cresima diver– sa da quella del battesimo e ho tro– vato una difficoltà enorme a sepa– rarli. La cristianità può tornare al fatto di un unico sacramento che commemori tutta la legge ecclesiale: il Battesimo del Signore e la discesa dello Spirito Santo, legati a due mis– sioni diverse ma uniti in modo tale che non possono essere espressi in forma diversa. Possiamo fare, se vo– lete, la commemorazione del Batte– simo di ciascuno di noi; questo si po– trebbe fare. BEPPINO RIGOTTI: Mi riallaccio a quanto prima detto, osservando che il decadimento della struttura ecclesiastica ha comportato anche un decadimento dell'Azione Cattolica; al posto dell'Azione Cattolica sono nati molti gruppi spontanei, i quali, di– versamente dall'Azione Cattolica, si mantengono indipendenti dal magi– stero ecclesiale. La mia domanda è questa: quale può essere la via che avvicina que– sti gruppi e faccia di essi una piena espressione ecclesiale? GIANNI BAGET: Alla gerarchia storicamente è stata attribuita una realtà quasi assorbente quella stessa della Chiesa; il suo deperimento è dunque in relazione a questa soprav– valutazione. Essendo l'Azione Catto– lica in collaborazione con l'apostola– to gerarchico non poteva che segui- bibliotecaginobianco re il deperimento della gerarchia stessa. I gruppi, di cui parli, propongono un fenomeno nuovo. Noi stessi ab– biamo rifiutato la gerarchia scio– gliendoci da ogni vincolo canonico. Abbiamo trovato giusta la decisione in quanto abbiamo pensato che non spetta alla gerarchia il promuovere tutto nella Chiesa ma semmai ha il compito di autenticare; ciò comporta un mutamento profondo. D'altro la– to non dimentichiamo che la gerar- ' chia non condanna più gli eretici, non è più in grado di dare sanzioni, quindi ciò restringe lo spazio di ope– rabilità della gerarchia stessa. La Chiesa deve essere manifestata dal– l'annuncio, dalla predicazione, dalla vita; la gerarchia è nella Chiesa ma non è la Chiesa: questa identificazio– ne dovrà cessare. È lo Spirito Santo a fare la Chiesa; essa non è il risul– tato della nostra volontà. Rifare del– la gerarchia il centro dell'attività ec– clesiale mi sembra impossibile, in quanto la gerarchia non compie più nemmeno quegli atti che sembrano essenziali. Se domani cadesse il Con– cordato, diminuirebbe assai il potere della gerarchia in quanto cadrebbe il supporto statale al diritto cano– nico. BEPPINO RIGOTTI: Ma questo aprirebbe una questione fondamen– tale per i cristiani e per le parroc– chie. GIANNI BAGET: Certamente le parrocchie così come sono non pos– sono continuare; devono morire; non possiamo pensare tutto in termini di continuità. Per far sì che esista una autentica comunità cristiana qualco– sa deve morire: occorre che non il prete assuma tutto, ma che la comu– nità assuma il tutto. La figura che va superata è infatti quella del laico, di colui che in fondo si impegna in altre cose poi si limita a fare alcuni 19

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