Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 5 - giugno 1977

biblio nello spirito. Io credo che una cre– scita si possa ottenere non solo ab– bandonandosi al volere di Dio, ma anche con una vita di preghiera più intensa, con l'approfondire e lo stu– diare certe cose, il leggere di più: questo per me è catecumenato e cre– do che tutti ne abbiamo bisogno. GIANNI BAGET: Il problema del catecumenato è legato a un altro problema che prima o poi si porrà: il battesimo dei bambini. Vedrei con qualche dubbio continuare a battez– zare i bambini. La teologia del pec– cato originale potrebbe in sostanza volere, come era una volta, che si riunisca in un solo sacramento bat– tesimo, cresima ed eucarestia. Se si dovesse giungere a questo in una età superiore a quella dei 12-14 anni allora avremmo il catecumena– to. Bisogna, in realtà, cominciare a togliere il concetto che i sacramenti operano prescindendo dalle condizio– ni in cui vengono ricevuti. Su quale idea si fonda il battesimo dei bam– bini? Sulla totale efficacia del Sa– cramento, sicché un sacerdote o un parroco può essere soddisfatto qua– ndo il fedele riceve i sacramenti. L'istruzione religiosa appare come sovrappiù. Ciò deve condurre a una revisione intera dei sacramenti: per esempio, va rivalutata l'unzione de– gli infermi, un sacramento ormai ca– duto in desuetudine. Altro problema, ad esempio, quel– lo del matrimonio: il matrimonio in chiesa va reso estremamente più difficile; va tolto l'accento po– sto sul contratto, mentre deve es– sere valorizzato il sacramento. Dico queste cose perché il problema della scarsa istruzione è legato a una so– pravvalutazione dell'efficacia del sa– cramento. Invece sono la fede, la spe– ranza, la carità che devono presie– dere alla recezione del sacramento; è lo Spirito Santo che riceve il Signo- 18 inobianco re; ma bisogna appunto che lo Spirito Santo ci sia. Toccare il punto dei sa– cramenti significa operare una rivo– luzione ecclesiastica. Essa avverrà; come non so. Se però bisogna sotto– lineare il problema di una ricom– prensione della dottrina, occorre che la dottrina appaia come salvifica e non semplicemente come è oggi, cul– tura religiosa. MARIA TERESA BULCIOLU: Questo succede per carenza di an– nuncio. GIANNI BAGET: D'accordo, ma ci sono anche limiti teologici legati al peccato originale. Il problema è grosso. Ma finché non si tocca, non cambia nulla. Forse due anni fa non avrei detto queste cose: ciò significa, con ogni probabilità, che queste co– se maturano col tempo, e lo Spirito Santo conduce le persone a compren– derle. Ma se si vogìiono approfondi– re questi argomenti bisogna rinun– ciare ad avere le masse in chiesa; se tu chiedi alla gente di più, hai meno gente, anche se a lungo andare può verificarsi il contrario. In sostanza adesso bisogna smettere di dire che tutto va bene quando tutti i bambini sono battezzati, quando tutti i matri– moni si fanno in chiesa: questa è la chiesa di massa. l\1:ATTEO LEONARDI: Desidero fare una domanda relativa all'ultima parte della relazione, che riguarda la nostra Regola. Non capisco il salto che i membri della Società dovreb– bero fare nel considerare la Regola non più come norma ma ponendola come fine. Perché questa proposta? GIANNI BAGET: La risposta for– se è questa: non fare più promesse sulla Regola e far eleggere il Presi– dente da tutti i membri presenti. Questa è - come ha detto Clau– dio - la fine del residuo monastico. D'altro lato, la Regola è chiaramente

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=