Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 5 - giugno 1977

bibliot vece la società, la tribù, la stirpe, il popolo, l'uomo. L'uomo non è incluso solo in un rapporto col cosmo, rapporto propria– mente religioso, ma anche in una serie di rapporti sociali: la connes– sione tra i due non è sempre chiaris– sima. La morale è una cosa diversa perché indica la soggezione al grup– po sociale, come i doveri verso i ge– nitori, la tribù, la polis, la società, il gruppo sociale. Il f as e lo ius hanno tendenza a connettersi anche se han - no origine diversa, e semmai vi è la caratteristica di porre il rapporto so– ciale all'interno del rapporto cosmi– co, di porre la protezione delle divi– nità sulle norme sociali. Col cristianesimo le cose cambia– no. Il rapporto col Divino diventa in– teriore e da ciò si interiorizza anche il rapporto con gli altri; allora si ca– pisce perché l'amore dei nemici, per– ché la carità; o con se stessi perché la castità. Con la divinizzazione il rapporto con Dio diviene partecipa– zione, essenza stessa della divinità, che conduce a tutte le conseguenze sul rapporto con gli altri e col corpo. I DEUG SU: Lasciando da parte il paganesimo e rimanendo al cri– stianesimo, possiamo dire che un at– to morale compiuto come cristiiano è segno della divinizzazione? GIANNI BAGET: La divinizzazio– ne è in fondo l'atto compiuto per amor di Dio e appare massimamente in quegli atti che sono gratuiti ri– spetto alla realtà sociale e a quella materiale come appunto la carità, il ' perdono, la verginità, la contempla- zione, la preghiera interiore: tutti quegli atti con cui l'uomo agisce non più come determinato dall'ordine na– turale o sociale, ma come cittadino dell'ordine divino. ULISSE MALAGOLI: I Cristiani dei tempi pagani hanno assorbito il 16 inobianco concetto di profano e l'hanno attri– buito ai laico: con ciò la Chiesa è di– ventata solo sacra, c'è solo il cristia– no sacro. Ora invece è possibile che la Chiesa si riduca a ghetto divenen– do minoranza nella società civile per riacquistare la caratteristiche sue proprie? GIANNI BAGET: La Chiesa si tro– va ancora di fronte all'estrema diffi– coltà di introdurre un'etica fondata sulla tesi del Regno, che venga vis– suta in questo lungo tempo che c'è tra la prima e la seconda venuta di Cristo, senza abbassare le norme del– la vita divina. È singolare che i due maggiori mo– vimenti di de-ecclesializzazione ac– caduti in tempi cristiani, cioè l'Islam e il protestantesimo, hanno avuto l'effetto di abolire i monaci. Per quanto riguarda la ricompar– sa dei cristiani non saprei bene cosa vuol dire: sarebbe come spiegare la vita divina. È chiaro che la vita di– vina si vive non in chiave monastica. Per il resto l'unico punto che ho rag– giunto è questo: che la dimensione ecclesiale consiste nel raccogliersi in– torno all'opera di Cristo e sulla base di questa giudicare la storia. L'opera di Cristo è la redenzione: ciò significa la preghiera, i sacra– menti, la Scrittura, la tradizione, il sacerdozio, la parola di Dio: ciò che oggi sembra proprio esclusivamente del prete, o una volta anche del fra– te cioè l'incorporazione nella Chie- ' . sa. Dall'altro lato, in conseguenza d1 quest'ultima appartiene alla dimen– sione ecclesiale il costante giudizio sui fatti della storia (quello che noi chiamiamo profezia). Così da un lato il cristiano si qua– lifica per questo assoluto insi:rimen– to e dall'altro per questo assoluto giudizio. Ma cosa vuol dire in concreto giu– dicare? Oggi giudicare i fenomeni

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