Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 5 - giugno 1977
Il cristianesimo è entrato nella storia sostituendo gli antichi dei, occu– pando il loro spazio. Ciò ha fatto sì che esso venisse letto a partire dalla do– manda che era rivolta agli antichi dei: una domanda di protezione del divino nelle circostanze della vita, in cambio di una offerta di gesti o cose proprie fatte al divino. Una delle maggiori difficoltà, man mano che il cristianesimo si inserisce sempre più in zone pagane, è proprio questa: fare comprendere che a una nuo– va concezione della vita corrisponde un mutamento di costumi, che il Cristia– nesimo non è semplicemente un cambiamento di culto. Le lettere di Paolo ai Corinti e le lettere alle sette chiese dell'Apocalisse, il tipo di errori denunciati nelle Pastorali, nella 2a di Pietro, nella lettera di Giuda, in quella di Giaco– mo, si radicano sempre in questa difficoltà: di connettere un cambiamento di costumi al cambiamento di culto. Il culto del vero Dio non è il sostitutivo del culto degli dei, ma è un cambiamento radicale della vita. Più avanti, nel se– colo III, noi vediamo comparire due istituti ecclesiastici che erano assenti nel– la Chiesa, sino ad allora: l'istituto catecumenale e la penitenza pubblica. L'uno e l'altro istituto corrispondono ad una medesima esigenza: quella di garantire il mutamento della vita, di evitare l'accettazione meramente religioso-cul– tuale dal fatto battesimale. La penitenza pubblica fallirà interamente il suo scopo. Essa diventerà sempre più severa, e sarà sempre meno praticabile. Sa– ranno gli stessi vescovi che inviteranno a entrare nello stato penitenziale solo alla fine della vita, vista la non reiterabilità della penitenza pubblica. E alla fine, l'evoluzione del sacramento della penitenza sarà tale che la Chiesa do– manderà solo il pentimento al fedele, preoccupata di fare tutto il possibile per dare l'assoluzione. Ancora oggi la dimensione ecclesiale è quasi solo la dimensione cultuale, ridotta ai soli sacramenti (Messa domenicale, Eucaristia, i riti di iniziazione, tra cui spicca un po' arbitrariamente la Prima Comunione, conseguenza del battesimo degli infanti, funerali; decade la Penitenza, svanisce l'Unzione degli infermi). La secolarizzazione dei costumi ha ridotto lo spazio delle pratiche cultuali, ma non ne ha mutato il significato. Si comprende meglio allora il ruolo dei monaci, e della vita religiosa nella Chiesa. La Chiesa chiede a una minoranza di compiere quella radicale conversione, che non si chiede alle masse. La Chiesa, sia in oriente che in occidente, apparirà come divisa in due parti: i monaci e i laici. Nella tradizione orientale, il clero sposato appare in– tieramente dalla parte dei laici, cui assicura i benefici del culto e della reli– gione. In occidente, specie a partire da S. Gregorio VII, esiste una lotta per la appartenenza del clero alla vita perfetta, che si esprime nel celibato eccle– siastico (e nei vari movimenti canonicali di vita comune del clero). Tuttavia solo l'episcopato apparirà come stato di perfezione (anche se non se ne rico– nosce la sacramentalità). È da notarsi che i due maggiori movimenti che strap– parono popoli alla Chiesa Cattolica, l'islamismo e il protestantesimo, intende- bibliot 10 inobianco
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