Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 4 - giugno 1976
cere-dovere. Anche se una tale perfetta fusione è sempre anche un compito in questo mondo, e mai semplicemente un dato, essa è tuttavia la forma del– l'uomo perfetto, già impressa nel credente eppure in lui non ancora compiuta. Nell'economia figurale le energie del Regno sono già presenti, il peccato è già vinto: il senso del peccato è proprio del cristiano solo perché è un ricor– do, fa parte della memoria conosciuta pubblicamente, delle origini veterotesta– mentarie dell'economia figurale. Nel Cristo il peccato è vinto e lo Spirito dato: lasciare che la gioia dello Spirito consumi la tristezza della carne, l'angoscia della condizione storica, in modo che tristezza e angoscia siano le dimensioni da cui il cristiano si stacca sempre più: questa è la norma della crescita del cristiano nel tempo e della Chiesa nel tempo. In riferimento al problema che ci siamo proposti, cioè della correlazione dell'economia dell'ombra (Israele) con quella della figura (la Chiesa), dobbia– mo dire che, nonostante nella figura sia presente la Verità e il Verbo di Dio sia Gesù Cristo, rimane un processo dalla figura alla verità, dalla umanità alla divinità del Cristo; rimane, nella storia della Chiesa, qualcosa di simile alla storia di Israele. Pur nella diversità tra ombra e figura, la somiglianza tra le due diverse economie fonda una somiglianza del divenire interno di ciascuna di esse. Nella storia di Israele, esiste una tensione tra la dimensione cultuale e la dimensione prof etica o, in altri termini, tra la dimensione istituzionale e quella personale. Trasformare questa differenza in contraddittorietà non ha fondamento: ma non si può negare che il divenire di Israele e il divenire della Parola di Dio in Israele procedono verso una costante interiorizzazione della conversione a Dio. La dimensione cultuale non è mai dimenticata, ma la san– tità interiore è sempre maggiormente cercata. In questo senso il Battista è le– gittimamente la figura conclusiva della storia di Israele, il trapasso dal Vec– chio al Nuovo Testamento. Nel Battista la dimensione cultuale, non certo ne– gata da lui di stirpe sacerdotale, annunciato al padre dinanzi al Santo del Tem– pio, è però pressoché tolta innanzi alla metànoia, alla conversione del cuore. La tensione di Israele è cristocentrica: il corpo e il sangue del Signore è il culto perfetto. In Gesù il filone profetico riassorbe il filone cultuale: Gesù fa propria una figura profetica come il Servo di Yahvé, del profeta Isaia, che è anche una figura eminentemente sacerdotale, sacerdos et hostia, sacerdote e vittima. Nel Nuovo Testamento, la direzione è verso la pienezza escatologica, cioè verso la perfetta visione e possesso di Dio: l'inserimento nella verità, nel– l'alétheia, è data dallo Spirito Santo. Se il ruolo sacerdotale e redentore del Verbo Incarnato fonda il Nuovo Testamento e viene comunicato mediante la Parola e il Sacramento, il ruolo di compimento e di santificazione della per– sona è proprio dello Spirito Santo, ed è la perfezione dell'economia cristiana. Il compimento dell'economia cristiana è dunque la manifestazione della Chiesa non come istituzione santa, ma come comunione dei santi: non solo cioè 10 bibliot __ inobianco
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