Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 3 - dicembre 1975

La potenza della ecclesia meretrix è data dal fatto che essa impone ai cattolici attraverso i mass media una immagine falsa della Chiesa come quella vera. Un esempio può essere dato da quella che fu la « operazione decisiva> della cultura di massa che segnò l'egemonia della ecclesia meretrix: cioè la annessione di Giovanni XXIII. Giovanni XXIII non fu certo un « progres– sista», anzi come temperamento e cultura era piuttosto un conservatore. Era però un uomo che aveva scelto, per sua stessa confessione, il motto « flectar, non frangar >, un uomo che non voleva mai dire di no. Trasformare (1) questa debolezza di carattere in «bontà» fu una operazione decisiva della cultura di massa. Venne stabilito che non era più cristiano condannare gli eretici. Le pa– role della Scrittura e della Tradizione svanirono come irreali nella coscienza dei cristiani davanti all'immagine del « papa buono », del « papa che non con– dannava». Come esiste la Ecclesia sancta, nel momento della egemonia della ecclesia meretrix? E quale deve essere, in questo periodo, il comportamento di chi chie– de al Signore di rimanere fedele alla Chiesa di Paolo e di Giovanni, di Ata– nasio e dei padri Cappadoci, di Agostino e di Gregorio Magno, di Tommaso e di Francesco, di Ignazio e di Tommaso Moro, di Teresa d'Avila e di Giovanni della Croce, di Pio X e di Teresa di Lisieux? Il problema è complesso. Il principio da tenere presente è che l'esistenza storica e visibile è necessaria e inevitabile perché si fonda sulla promessa di Cristo. Esisterà perciò sempre, cum Petro e sub Petro, per quanto oppressa e condizionata, una comunità visibile che rimane fedele e che ha nel papa il suo centro. La potenza di Pietro proteggerà sempre la Chiesa storica perché in essa si radica la promessa di Cristo. La potenza della Sede trascenderà sem– pre la debolezza di chi vi siede. Noi non crediamo, nonostante l'autorità del Cajetano, alla possibilità del papa eretico; e non abbiamo mai potuto compren– dere la tesi di un noto gruppo di cattolici francesi, al riguardo. Proprio questi anni ci hanno mostrato la verità di questo principio: il papa non può sotto– scrivere alla eresia. Lo si è visto negli interventi di Paolo VI nel concilio ecu– menico in materia di collegialità (la « nota praevia »), di Tradizione, sul ruolo della Vergine Maria. Lo abbiamo visto nel caso deU'Humanae Vitae. I discorsi del papa alle udienze del mercoledì mostrano la debolezza della Chiesa oppressa, ma anche la permanenza costante del papato nella verità ri– velata, la sua impossibilità di cedere alla potenza del mondo. Può essere disil– ludente vedere come nulla del giudizio papale passa poi nella teologia e nelle dottrine dei cattolici; può essere sconfortante toccare con mano la egemonia della ecclesia meretrix, specie per chi ha conosciuto la Chiesa sotto i pontificati di Pio XI e di Pio XII. E tuttavia dobbiamo abituarci a vivere in una Ecclesia sancta, oppressa dalla 1neretrix. La debolezza del papato si ripercuote nella debolezza dell'epi– scopato e del presbiterato. Ma la Ecclesia sancta parla. Persino in quel luogo di elezione della ecclesia meretrix che sono le riviste di teologia, echeggia la (1) Cfr. al riguardo le interessanti notazioni di P. Innocenzo Colosio: « Discussioni sulla bontà di Giovanni XXIII », in Rassegna di ascetica e mi– stica, Firenze 1975, pp. 235-249. bibliotecaginobianco 9

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