Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 2 - aprile 1975
fallibilità) che sono proprie dell'uomo nella sua condizione storica. La diffe– renza e la fallibilità appartengono alla dimensione mariana della Chiesa, alla Chiesa in quanto diviene se stessa. I ruoli che le due dimensioni sostengono tra di loro e nella Chiesa dipen– dono dalla loro natura specifica. La Chiesa appartiene al Cristo, che ne è il Capo, può essere detta corpo di Cristo, nel senso in cui il termine corpo indica corpo sociale: la dimensione oggettivamente e propriamente sociale della Chie– sa appartiene al Cristo, non alla Vergine. Alla Vergine Madre appartiene non l'aspetto sacrale - sociale - istituzionale della Chiesa ma quello comunitario - secolare - individuale. La relazione dei singoli alla società e la relazione della società ai singoli costituiscono due diversi e complementari ordini di rapporto anche nell'ordine naturale (giustizia legale e giustizia distributiva). A maggior ragione, la di– stinzione dei due momenti è necessaria nella Chiesa, che è pienezza di rela– zione. Considerare nella loro diversità e nella loro specificità i due diversi ordini di rapporti, è necessario proprio per poterli comprendere ed esprimere in modo ordinato. Nell'ordine della teologia come studio sistemativo della Rivelazione, le questioni di teologia dogmatica e speculativa, che hanno come termine di rife– rimento lo spirito oggettivo della Chiesa, cioè l'oggettività della Rivelazione e della Redenzione, la dimensione eristica è prevalente. Nelle questioni della partecipazione soggettiva che si riferiscono alle questioni della morale e della mistica è la dimensione mariana che è prevalente. La distinzione tra le due dimensioni è una condizione vitale per numerose questioni oggi dibattute: citiamo ad es. quella dei 1ninisteri protestanti o quella del sacerdozio della donna. Vi sono ruoli non sacerdotali nella Chiesa, ed è in questo senso che può essere riconosciuto un ruolo al carisma della predicazione e dell'esortazione, sviluppato nelle comunità protestanti. È singolare che, in un contesto di polemica contro la dimensione istituzionale della Chiesa, non si vedano poi altre dimensioni ecclesiali che quelle istituzionali. Ciò è del resto alla base della antica diffidenza verso comunità religiose laiche e dell'inclu– sione della vita delle comunità religiose in un contesto strettamente sacerdo– tale. È la costante preferenza del momento stabile e identificante sul momento dinamico e propulsivo: nella pratica il momento dinamico gode spesso di un disfavore opposto al favore di cui, retrospettivamente almeno, gode in teoria. La medesima cosa può dirsi del sacerdozio della donna. Il femminismo, conseguenza dell'egualitarismo astratto, tende alla identificazione dei ruoli come conseguenza del principio di eguaglianza. L'essere uomo e l'essere donna cor– risponde a due modi distinti e complementari di umanità che richiedono di– verse funzioni. Al ruolo dell'uomo nell'ordine sacrale ha corrisposto un ruolo della donna nell'ordine dell'esperienza della vita divina, nell'ordine mistico. La vita delle comunità religiose è lo spazio in cui tale ruolo si è magnifica– mente espresso. Non è un caso che i diversi ruoli dell'uomo e della donna nella bibli 10 ginobianco
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