Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 1 - ottobre 1974
i grandi avversari dello Spirito di Dio. Naturalmente per modelli morali non intendiamo i precetti del Signore, la legge di Dio. Il modello morale è invece un modello di noi stessi che noi approviamo, accettiamo e benediciamo. È una proiezione di noi. Il modello morale appartiene alla fantasia. Il modello mo– rale indica questo: io mi ordino in questo modo per poter essere approvato da me o dalle persone che stimo. Immediatamente il modello morale mostra le sue radici di mondanità: è quello che S. Teresa di Lisieux chiama l'« opinione della creatura». È su que– sto punto che avvengono le scelte « ideologjche », quella del progressista o quella del conservatore. In quanto scelte « ideologiche» esse nascono in realtà come modelli morali, come criteri di giustificazione sociale. Potremmo esem– plificare. 11progressista desidera « il dialogo della Chiesa con il nostro tempo », cioè in realtà pensa se stesso come un « mediatore » tra la Chiesa e il tempo. Vi .è sempre un « ambiente sociale» rispetto a cui questa posizione funziona. Negli anni '60, e anche oggi, questa posizione ha una forza sociale d'ambiente, maggiore dell'altra. Ma anche l'altra è cristianamente deleteria, perché si mo– tiva con il complesso della « minoranza sana» che reagisce agli errori del mondo. Questa posizione è meno rilevante (non meno numerosa) perché meno compatta e meno socialmente protetta. Tuttavia è spiritualmente lontana dal– l'abbandono come l'altra. Si identifica in un modello morale, si fonde in un comportamento sociale. Un altro aspetto dei modelli morali sono i gruppi. I gruppi pullulano in Italia e si costituiscono in gruppi chiusi. Ricordiamo l' « ideale » dei focolarini o il linguaggio criptico e selettivo di « Comunione e Liberazione », così come ricordiamo la spiritualità classista dei « fucini » e dei « Laureati Cattolici », che ha così ben fruttato poi sul piano dei compromessi mondani. Tutti sono venuti meno alla legge dell'abbandono. Hanno preteso di identificarsi con un modello morale socialmente significativo, confondersi e rassicurarsi nella fini– tezza. E ci sono riusciti. Il loro risultato è stato un successo, secondo il mondo. La divisione della Chiesa nasce da questo atteggiamento non ecclesiale, che consiste nel costituirsi come una comunità fondata su di un modello mo– rale-sociale. Il distacco consiste principalmente nel distaccarsi dal modello, e nel divenire così socialmente in-definibile e perciò im-prendibile. Precostituirsi un modello significa pre-selezionare delle verità e chiudere l'orecchio a verità diverse da quelle pre-selezionate. Rifiutare un modello, in questo senso, significa rifiutare di chiudersi in un ruolo, di assumere un per– sonaggio, di stabilire delle relazioni fondate sulla definibilità e permanenza della propria collocazione ideale. Significa saper ascoltare il diverso, e cercare di comprenderlo, anche quando lo si deve respingere. Vi è in ogni realtà umana una radice di desiderio che dobbiamo fare nostra. Non si tratta però ora di considerare questo aspetto dell'abbandono, nei suoi riflessi di comportamento, ma nella sua radice spirituale. Il distacco da ciò che si sa vero è parte del distacco generale e significa solo capire che ciò che è vero è più grande di quello che noi ora sappiamo vero. È questa radice del non-possesso (dell'abbandono allo Spirito Santo che rinnova la storia) che bibliotecaginobianco 7
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