Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 1 - ottobre 1974

queste sintesi unitarizzanti che occorre guardarci. In genere, quelli che negano sotto un aspetto una delle due posizioni complementari, legano sotto un altro aspetto l'altra. Facciamo un esempio concreto, tolto dalle polemiche dei no– stri giorni: i rapporti tra Chiesa e politica. La Chiesa non è del mondo, la Chiesa è nel mondo, la Chiesa prefigura e annuncia il mondo nuovo. La prima proposizione indica la natura della Chiesa, la seconda la sua condizione, la terza il suo fine. Se si tiene conto di tutte e tre le proposizioni si ha una vi– sione non unilaterale ed equilibrata. Altrimenti si cade o nello spiritualismo, o nel politicismo, o nell'utopismo. Le tre patologie corrispondono all'isolamento, nell'ordine, delle tre proposizioni. Non vogliamo ora costruire una metodologia ternaria della riflessione, ma solo ricordare che l'unità creaturale è un ordine, così come lo è la suprema Unità (ordo Trinitatis). Per questo è importante evitare le sintesi forzosa– mente unitarie. Anche quando si deve respingere un pensiero o un atteggia– mento, si deve sempre accoglierne l'intenzionalità positiva. Ciò non significa irenismo, mollezza o spirito di compromesso. Se si deve dire sì in un punto che è latente per rispetto al dibattito in questione, ciò non toglie nulla alla fermezza dell'affermazione della verità e del dissenso dall'errore. Non diciamo che l'errore non esista, sarebbe negare l'evidenza. Ma esso è saprofita della verità, vi inerisce. L'errore puro non ha potenza di seduzione, l'acquista solo se sapientemente mescolato alla verità. Per questo un cristiano conserva la sua universalità, non con il compromesso, ma con la fedeltà assoluta alla ve– rità, anche quella di cui l'errore si serve. Non è detto che sia sempre facile procedere in questo modo. Il metodo d'antitesi è più facile, più convincente, più radicale. Ma non è secondo lo Spirito: ira viri justitiam Dei non operatur. Assumere questa strada esclude ogni intenzione di. proselitismo. Ma la no– stra « Società » non è nata per fare proseliti, né ha mai preteso o desiderato di essere numerosa. « Sforzatevi di entrare per la porta stretta ». Cercheremo ora di applicare questi princìpi al nuovo dilemma che sem– bra oggi innanzi alla spiritualità cristiana: politicismo e carismatismo. Politicismo e carismatismo Il grande fatto positivo degli anni conciliari è quello di una grande aper– tura d'orizzonte. Pensiamo all'impianto trinitario della Lumen Gentium o al valore che ha il tema dell'uomo immagine di Dio nella Gaudium et Spes. In questi anni è giunto a maturazione, a livello ecclesiale totale, un movimento spirituale che ha, a mio avviso, il suo punto d'inizio nell'influenza della spi– ritualità di S. Teresa di Lisieux. Questo movimento mi sembra dato dalla ri– presa del tema della divinizzazione del cristiano e del tema della umanizza– zione di Dio. I temi trinitario, cristologico, pneumatologico, caritologico si sono come rifusi insieme riemergendo in tutta la loro potenza dalla codificata sepa– razione dei manuali e si sono riproposti con tutta la loro forza all'attenzione del cristiano. La zizzannia apparve nel fatto che la ripresa fu posta come la negazione del passato, come se le tenebre avessero regnato nella Chiesa finché non venne « un uomo, mandato da Dio, il cui nome era Giovanni » XXIII, come disse il patriarca bizantino. Assorbire il grande sforzo di ritorno ad una vi- bibliotecaginobianco 13

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