{)!.LBIANCO ~ILROSSO iiiili•iii L'opposizionee l'iniziativa riformista:oraomai di Stefano Ceccanti - 1 dibattito sulle riforme è stato segnato nell'im- stulato di una maggioranza omogenea e risoluta in materia di riforme, identificata con le sue proposte pià radicali, trincerandosi immediatamente in una logica difensiva all'insegna dell'intangibilità di tutta la Costituzione. Sono riemersi dal silenzio, soprattutto nell'opposizione di sinistra, tutti gli sconfitti del referendum del 18 aprile 1993, ribadendo le ragioni del loro rifiuto del sistema maggioritario, col rischio di trascinare su un'antistorica difesa conservatrice del!' esistente l'insieme dell'opposizione regalando alla maggioranza l'esclusiva del nuovo. A ciò non si è sottratta quella parte dell'opposizione di centro che mira a preservarsi in una nicchia minoritaria rallentando la fisiologica evoluzione bipolare del sistema. 1 mediata fase post-elettorale da un eccesso di emotività." Da una parte la maggioranza uscita dalle urne ha calcato eccessivamente la mano, rivendicando il proprio diritto di proporre iniziative di maggioranza, come se essa fosse scontata al Se- - nato, come se l'art. 138 non indicasse una predilezione per maggioranze più ampie e solo in subordine un'applicazione della logica maggioritaria. Ma soprattutto essa tende a rimuovere le profonde diversità presenti al suo interno, ben visibili nei programmi elettorali e che non sono meramente sovrastrutturali, facilmente superabili. Sul regionalismo Alleanza Nazionale presenta una visione di estremo centralismo mentre la Lega esprime tendenze molto spinte in senso federalistico sino ad ipotesi al limite della secessione. I programmi di tutte le altre forze presenti in Parlamento si collocano in una zona intermedia di ragionevolezza. Quindi su quel tema gli estremi opposti stanno nella maggioranza di Governo: come da questo si possa ricavare una posizione omogenea è tutto da vedere. Sulla forma di Governo nei programmi elettorali delle tre forze vincenti c'è tutto l'armamentario possibile delle forme di Governo esistenti: il neo-parlamentarismo con elezione del Premier (Lega), il Presidenzialismo americano (Alleanza Nazionale e Radicali), il semi-presidenzialismo alla francese (Forza Italia). Se a ciò si aggiungono le differenze sul completamento della riforma elettorale tra monoturnisti e doppioturnisti, pur nella chiara prevalenza dei primi, il caos è ancora maggiore. Bisogna però ammettere che un certo tasso di emotività si è avuto anche nelle forze di opposizione. Alcune di esse hanno accettato il falso po8 Per fortuna, anche per effetto della migliore comprensione della situazione al Senato dopo l'elezione dei Presidenti delle Commissioni, hanno però risposto poco dopo, nelle opposizioni, tutti coloro che non si pentono di aver realizzato la svolta maggioritaria, ma che l'intendono correttamente in modo equilibrato, come simultaneo rafforzamento dei ruoli della maggioranza parlamentare e dell'opposizione alternativa. Si tratta quindi di incalzare la maggioranza, di lavorare sulle sue contraddizioni, non perché si debbano rallentare o impedire le riforme, ma perché esse siano realizzate prontamente contemplando anche uno Statuto dell'opposizione che rimpiazzi le garanzie obsolete del sistema consociativo, cosa alla quale le forze di maggioranza non appaiono particolarmente sensibili. Lo stesso tenderà ad accadere anche sul regionalismo dove le opposizioni si troveranno ad incalzare tentazioni di difesa centralistica, non a frenare tentazioni separatiste: perché mai Berlusconi, in grado di controllare la maggioranza con la spada di Damocle delle elezioni, guada-
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