Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 52 - luglio 1994

{)JJ.,BIANCO ~ILROSSO •h•lldM•• litica sociale di prevenzione e di assistenza ai «nuovi poveri» con l'obiettivo di aiutarli ad uscirne. La realizzazione di questo obiettivo si trova però, assai spesso, a fare i conti con un triplice ordine di difficoltà. Primo. Nelle politiche pubbliche ciò che conta è soprattutto la «conformità della decisione alla norma». È quindi più importante il rispetto delle procedure, che il risultato. Secondo. Con «l'ideologia» del libero mercato, sempre più presente nelle istituzioni e nell'opinione pubblica, i poveri sono fuori dalla «moda» politica. Terzo. Le istituzioni, sia pubbliche che private, tendono soprattutto ad autoriprodursi, invece di adattarsi all'esigenza di rispondere a bisogni mutevoli. La quarta questione ha a che fare con la percezione e con il grado di conoscenza che la comunità (nazionale e locale) ha del problema della povertà. I soggetti maggiormente a rischio di emarginazione sono: i tossicodipendenti, i senzatetto, gli anziani soli (e spesso non autosufficienti), i disabili, gli extracomunitari, gli alcolisti. Che fare? Innanzitutto bisogna lavorare per una maggiore sensibilizzazione dell'opinione pubblica, per far conoscere direttamente il problema senza amplificazioni ideologiche. In secondo luogo bisogna riuscire ad attivare una pluralità di intere::=,:, '!..' ,... \ 71 venti dei servizi pubblici locali ed, in particolar modo, del volontariato diretti a ricostruire quei legami solidaristici in grado di favorire l'uscita dall'emarginazione. Infime sono necessari maggiori finanziamenti per i servizi e le associazioni che si occupano del problema. Non è difficile capire che si tratta di un cammino complicato ed in controtendenza. Viviamo infatti in un tempo in cui sembrano decomporsi, non solo le ideologie, ma anche gli ideali collettivi. L'impegno civile e sociale si affievolisce. Subisce un'eclissi perché viene meno l'osser_vanza di principi etici e di valori universalistici forti. Crescono nella società tendenze particolaristiche, che sempre più frequentemente fanno ricorso a suggestioni effimere, dove la paura si intreccia con l'inquietudine, l'egoismo, l'indifferenza, la confusione dei modelli di riferimento, la rassegnazione, dove si manifesta la preoccupante tendenza ad usare ogni mezzo per imporsi o difendersi. Anche la violenza. Cresce perciò l'impressione che tenda a formarsi una società apatica, dove domina la cultura del provvisorio, del non senso, della incomunicabilità, dovuta ad alterazioni del dialogo tra persone. Correggere il corso delle cose non è quindi facile. Ma è necessario se si vuole ricostruire la speranza civile, il senso di una sorte condivisa. - ~ \ /lz_ -...__ -~ I J.. '\_) .... , ' . '· '' ' ~

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