,Pll~ BIANCO '-Xli~ R()SSO INTERVENTI Povertdàallemoltefacce. Conoscelreperrimediare di PierreCarniti er affrontare i problemi della povertà occor- p re tener presenti alcune questioni. La prima attiene alle definizioni di povertà in una società ricca (cioè in una società post-industriale). La povertà non è una condizione, ma un percorso che può durare nel tempo con differenti esiti, caratterizzato, in genere, dalla carenza di risorse per soddisfare livelli minimi di sopravvivenza sia fisica che psicologica. C'è, naturalmente una «povertà assoluta» ed una «povertà relativa». La povertà assoluta riguarda tutte quelle forme di miseria che nel tempo mettono a repentaglio la vita stessa delle persone che si trovano in determinate situazioni. Mentre la povertà relativa riguarda persone che, pur sopravvivendo, non sono in grado di soddisfare bisogni giudicati essenziali dalla propria società di appartenenza. Per le generazioni che ci hanno preceduto l'idea di povertà era fondamentalmente associata alla perdita della salute, od alla perdita del lavoro. Oggi c'è anche (e cresce) una povertà da lavoro, che coincide con l'area del lavoro precario, marginale, non tutelato. Inoltre in certe situazioni ed in determinate aree, la povertà non è legata solo a situazioni di carenze monetarie, materiali, ma anche a diverse strategie di vita in cui i percorsi familiari, individuali, culturali, di relazione o di isolamento, 70 od anche fattori quali l'età, il sesso e l'istruzione, incidono non poco sulle possibilità di entrata ed uscita dalla marginalità. La seconda questione riguarda chi sono i poveri. O, meglio, quali sono le tipologie di povertà oggi emergenti. Se nell'immaginario collettivo il popolo dell'abisso è composto da mendicanti, barboni, zingari, drogati, senza tetto, bambini di strada, neri, vagabondi, accattoni, secondo lo stereotipo di un determinato momento e di una determinata area, c'è in realtà una complessità ed una articolazione dei diversi tipi di povertà (che numerosi studi hanno ormai messo in evidenza). Anche per quanto riguarda la povertà esiste una differenziazione tra il Sud ed il Nord. Semplificando si può dire che nelle città del Sud le povertà più frequenti sono quelle relative a famiglie numerose, monoreddito, spesso con situazioni interne difficili, in un contesto di quasi totale assenza di servizi e di accentuata mancanza di posti di lavoro. Mentre nelle città del Nord, dove il problema abitativo si aggrava continuamente, le povertà emergenti riguardano i soggetti socialmente isolati perché privi di riferimenti nella famiglia, o nelle comunità di appartenenza. La terza questione riguarda le possibili strategie che i servizi pubblici, il privato-sociale, il volontariato, mettono in atto per attivare una po-
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