Chiesa, momento unificante anche sotto il profilo politico nella società italiana. Quanto poco tutto ciò abbia a che fare con la miglior storia del popolarismo o del cattolicesimo liberale italiano si può facilmente dedurre. Il quadro riconduce viceversa al clerico-moderatismo, memoria di lunga durata nella storia del cattolicesimo del nostro paese: quello disposto alle mediazioni, subalterno ai timori delle gerarchie ecclesiastiche, compiacente verso tutto questo sacro conformismo anziché pungolo sociale e politico sulla base delle reali esigenze della società e della nazione. Si tratta così di attendere la chiusura della cerniera da parte di un ceto 01.LBIANCO W.ILROSSO 1111 # 111 ecclesiastico politicista cui le lezioni storiche di questi anni non sono riuscite né a sciogliere le riserve sull'autonomia del momento politico né, consequenzialmente, ad allentare la presa politica sul resto del «popolo fedele» in tema di unità dei cattolici. Non si prosegue in questo modo né Sturzo né Donati, Cacciaguerra, Ferrari. L'alternativa è al massimo tra Toniolo e Scotton. Ci sono poi i «Cristiano-Sociali», punto massimo - pare - di anticonformismo cattolico «visibile». Ma, come è già stato fatto rilevare, trattasi di ùn segno ambiguo, il cui enigma va presto sciolto. Occorre sapere se anche essi siano disposti a giocare il ruolo di variante «di sinistra» all'interno del quadro clerico-democratico che si è sopra descritto. Una parte del loro lessico, sui valori morali o la dottrina sociale della chiesa, lo lascerebbe intendere. La loro responsabilità su questo piano è alta e il rischio altrettanto: consistendo, come già in passato per gli indipendenti di sinistra, in un possibile ruolo di alibi strumentale verso una sinistra ancora una volta impreparata ad uno sviluppo pieno di laicità. Quasi che confederando una corrente visibile di cattolici il problema di un partito, o post partito, democratico laico ma sensibile alla coscienza religiosa, fossecon ciò già risolto. È auspicabile, e necessario, che non sia così. Pernonripetereglierroriegli opportunismi delpassato:unaalternativa - I 1 processo di costruzione di una nuova forza politica di carattere federativo non si può avviare senza una spregiudicata analisi sui motivi della sconfitta di tutti i tentativi fino- - ra intrapresi da parte di gruppi esterni al Pds. Chi scrive è stato tra i promotori del movimento di Alleanza Democratica a Genova e le considerazioni che seguono vogliono essere un tentativo di riflessione su fatti politici consumati nella prassi concreta. Ad:un erroredi strategia All'assemblea costitutiva dell'ottobre 1992 si affermava che l'Alleanza democratica non poteva nascere dall'accordo tra sigle esistenti o da un'intesa a tavolino dei vari leader politici. Essa poteva nascere soltanto dal lavoro comune di tre soggetti: liberi cittadi Salvatore Vento clini che sentono una nuova passione per la politica e vogliono dare il loro contributo per salvare il paese; associazioni, sindacati e movimenti che operano accanto alla gente, nel sociale, nei luoghi del disagio, nel mondo del lavoro; gli esponenti più credibili dei partiti che intendono superare le vecchie appartenenze. Nel mese di luglio 1993si tenne a Firenze l'assemblea che sancì l'accordo con Mario Segni e il suo movimento dei popolari per la riforma, ma all'appuntamento mancò l'interlocutore Pds. Subito dopo l'estate, ai primi di settembre, Mario Segni annuncia l'uscita da Ad. Il progetto originario anziché allargarsi cominciava a ridimensionarsi. Invece di prendere atto della nuova situazione il gruppo dirigente scelse la vecchia via di accelerare la presenza elettorale. Alle elezioni aro67 ministrative di novembre si improvvisarono autonome liste di Ad contraddicendo l'idea originaria dell'aggregazione: Ad diventava così una sigla aggiunta ad altre sigle, provocando un'ulteriore frantumazione dell'area progressista. Il partitismo è davvero duro a morire. Non solo, ma il gruppo dirigente, senza discussione né coinvolgimento dei circoli che nel frattempo si erano costituiti in tutta Italia, stipulò un accordo con la Uil per avere un minimo di struttura organizzativa di appoggio. Ad da progetto politico che aveva la finalità di conquistare la maggioranza del 51 % degli elettori per governare il paese si trasformava in piccolo soggetto politico frutto a sua volta di numerosi pezzi di partiti (provenienti principalmente dal Pri, dal Psi, Verdi) che però continuavano ad
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