{)!LBIANCO ~ILROSSO ••H#i•HA Perrifondarleapoliticaripensare glispazidelvolontariatsociale N ella difficile fase di transizione che il Paese sta attraversando, si avverte il grande vuoto di presenza e di impegno politico della società civile che, negli ultimi anni, ha delegato sempre più ai partiti le sue responsabilità, finendo per essere totalmente espropriata di qualunque possibilità di partecipazione. Negli anni '80, tuttavia, assieme al degrado della politica ed al trionfo di logiche affaristiche e rampanti, han preso corpo fermenti di forte respiro solidaristico, molti dei quali avviatisi in quegli stessi anni. Esperienze di volontariato, spinte innovative nell'associazionismo, movimenti educativi giovanili, eco-pacifisti, di solidarietà con il Sud del. mondo, hanno contribuito a sperimentare percorsi di partecipazione inediti ed a porre domande nuove per una riorganizzazione della convivenza su basi comunitarie e più autenticamente democratiche. Settori non marginali del volontariato hanno segnato, in questi anni, una presenza non assistenzialistica nelle situazioni di emarginazione e di degrado sociale, sviluppando esperienze ricchissime di socializzazione, di accoglienza, di condivisione. A partire da queste esperienze, molti volontari e numerosi gruppi hanno imparato a mettersi in gioco, a verificare costantemente il loro operato, a costruire stili di lavoro cooperativi, a metter i loro interventi in dialogo con quelli di operatori dei servizi territoriali, insegnanti, giudici, sindacalisti, di Gianfranco Solinas amministratori pubblici, operatori pastorali, imprenditori. Si è andato così consolidando un modo di fare volontariato fortemente radicato nelle situazioni di disagio sociale, sempre più consapevole del carattere diffusivodi tale disagio e impegnato a diffondere pratiche di responsabilizzazione diffusa, stili di vita sobri ed essenziali, relazioni tra le persone liberate da logiche di calcolo e di sopraffazione. Queste pratiche hanno via via consolidato una originale soggettività politica del volontariato stesso, che si è andata definendo, non su un terreno di conflittualità diretta con i soggetti della politica partitica, bensì 64 su quello dello stimolo alla società civile, perché acquistasse un suo ruolo propositivo e una capacità di iniziativa e maturasse una cultura dei diritti e delle responsabilità. Il Movi, nella sua originalità di movimento che si costruisce, dal basso, nell'incontro tra gruppi operanti nelle più diverse realtà della marginalità sociale, ha compiuto gradualmente e sempre più consapevolmente tale percorso, che ha portato migliaia di volontari a prendere coscienza della loro soggettualità politica e del valore delle loro azioni solidali, per la rifondazione di una democrazia partecipata e sostanziale. Non sono pochi i volontari ed i gruppi che stanno prendendo coscienza che il cambiamento va orientato con decisione verso i valori della giustizia sociale, della pace, dell'ambiente, della convinvenza multietnica, a partire dalla diffusione di pratiche cooperative e solidaristiche. È chiaramente avvertito, inoltre, che nuove politiche sociali hanno bisogno, per affermarsi, del contributo esperenziale e progettuale del volontariato organizzato. In questa fase, nel mondo del volontariato c'è, inoltre, una preoccupazione diffusa per una gestione monopolistica dell'informazione che finisce per relegare al ruolo di spettatori passivi i cittadini, finendo per condizionarne anche le scelte politiche. Se in questi anni si sono moltiplicati i movimenti, le proposte, la sperimentazione di azioni solidaristiche, l'elaborazione di idee nuove, ciò che fatica a diffondersi è una pratica del collega-
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