Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 52 - luglio 1994

nicazione politica per offrire la vittoria su un piatto d'argento ai progressisti e ai popolari se questi non riescono a concordare candidature comuni o ritiri reciproci e ad individuare un Capo del Governo che entri apertamente in competizione con l'attuale Presidente del Consiglio. Contro le tradizionali remore sia della sinistra che dei cattolici, la politica, non solo italiana, si è da tempo personalizzata. Se ci fosse bisogno di ulteriori conferme, basterebbe guardare alle elezioni locali per rendersi conto di quanto la personalità dei singoli candidati, in tutte le sue sfaccettate componenti abbia giocato un ruolo spesso decisivo. Di conseguenza, popolari e progressisti, pur mantenendo, se così desiderano, le loro separate identità, debbono sapere D!LBIANCO ~ILROSSO 01S1SOHII convergere presto sulla scelta del capo dello schieramento più ampio che si candida a governare. È una esigenza politica, ma è anche un segnale di chiarezza nei confronti degli elettori. Infatti, governare non è soltanto tradurre promesse elettorali in politiche pubbliche, ma è anche rassicurare, convincere, consentire l'identificazione in un tentativo di cambiare, di migliorare. Tutto questo può essere fatto soltanto se popolari e progressisti sanno anche abbandonare alcune tradizionali, se pur declinanti, rendite di posizione, e sanno procedere ad un rinnovamento non solo delle loro politiche, ma dei loro dirigenti e degli stili con cui fanno politica. La transizione piena ad una repubblica migliore, si avrà soltanto quando le regole del gioco consentiranno davvero l'alternanza e gli alternandi saranno convinti della necessità di una competizione aperta nella quale si può perdere o vincere senza rinunciare ai propri principi e senza temere di essere emarginati, AK!cancellati o addirittura espulsi da coloro che vincono. Potrebbe non essere necessariamente il compito di domani, ma se le soluzioni non vengono costruite a cominciare da oggi, l'esito verrebbe rimandato indefinitamente con conseguenze negative non tanto per i ceti politici popolari e progressisti quanto per tutti quei cittadini che hanno creduto alle possibilità di una trasformazione, e ne hanno davvero bisogno. Larisorsac:oncretezzdai programmi echiarezzdaileadership L a parabola del cattolicesimo democratico italiano negli anni '80 dovrebbe indurre ad alcune riflessioni, sia di ordine storico-valutativo, sia di prospettiva; ovviamente nei limiti di questo contributo tali riflessioni possono soloessere enunciate, non certo argomentate; quanto segue valga comunque come spunto di dibattito, rimandando ad altre sedi gli approfondimenti necessari. Quanto alle riflessioni storiche, va anzitutto evidenziato l'errore culturale di valutazione degli esiti del processo di secolarizzazione in atto nel Paese. Gli anni '70 si sono chiusi con il superamento della solidarietà nazionale e dell'emergenza terrorismo; la fine di quelle situazioni particolari ha perdi MarcoRizzi messo un sostanziale riallineamento dell'Italia alle condizioni socio-culturali del resto d'Europa. A questo punto si è dato per scontato che il mutamento sociale, nel senso della laicizzazione (in accezione ampia) dei costumi e delle culture, avrebbe comunque implicato esiti progressivi, così come, un decennio dopo, l'esplosione di Tangentopoli avrebbe permesso il superamento del vecchio sistema politico - e quale la sorpresa ali'apparire di Berlusconi controfigura di Craxi nel ruolo del «nuovo». In secondo luogo, esiziale è stato l'abbandono del terreno della lotta politica all'interno dei partiti (più specificamente della Dc, ma anche delle altre forze che vedevano l'impegno cattolico); si è preferito allontanarsi in 59 nome della «irreformabilità» delle forze politiche, salvo riservarsi marginali posizioni elettorali come «indipendenti», illudendosi di giocare un ruolo politico, ma perdendo il collegamento reale con l'elettorato e consegnandolo nelle mani di coloro che poi l'hanno traghettato da Berlusconi, da Fini o nel Ccd. (Per inciso: spaccare l'unità politica dei cattolici avrebbe avuto un senso preciso e frutti storici significativi, probabimente, negli anni che vanno dall'80 al '85, proprio quando invece imperversava la «ricomposizione» dell'area cattolica; sarebbe stata una chiarificazione importante sia in ambito ecclesiale che politico: invece ci si è acquietati nel doroteismo imperante nell'uno come nell'altro; ma il discorso

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