Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 52 - luglio 1994

gannevole che cambiar legge equivalesse a cambiare il paese. Così è stata picconata una delle costituzioni più eleganti e si sono costrette le forze politiche ad alleanze che, comunque, anche prima facevano, ma con minore equivoco e maggior chiarezza. Se poi, dare un cambiamento di progresso al paese coincideva tout court con il cambiamento della legge elettorale, chi meglio del leader referendario aveva diritto al titolo di «progressista»? e così si è strattonato un onesto uomo di destra per farne un leader di sinistra e si è persa l'occasione - che ben aveva intuito Indro Montanelli - che nascesse in Italia un dignitoso partito conservatore all'inglese, invece dell'esperienza a rischio del partito Fininvest. Vano attendersi dagli artefici di queste iniziative accenti, se non di riflessione autocritica, almeno di maggior modestia. Ma fuori dal crogiolo italiano, altro può essere il nuovo che potrà investire in modo benefico anche il nostro paese. Ed è in quella prospettiva di «società sostenibile» che salda la salvaguardia delle salute e dell'ambiente con la trasformazione profonda dell'impianto produttivo, dell'assetto urbano, della qualità della vita. Pensata dalla cultu- {)!LBIANCO W,,ILROSSO 1111 $$0811 ra ambientalista, oggi questa linea emerge nelle proposte delle borghesie illuminate - dal libro bianco di Delors ai primi cento giorni di Clinton - e potrebbe essere il collante comune di una alleanza che risalga la china della sconfitta di marzo. Dunque uno scenario in movimento in cui è solo pigrizia intellettuale raccomandare cartelli «moderati» e isolare «estremisti». Chi è moderato? e chi è estremista? Proviamo a confrontarci sul significato attuale di un termine come democrazia economica. La nostra concezione di democrazia economica rompe con una caratterizzazione che negli anni ha finito per definirsi in un obiettivo tutto economicista di egualitarismo dei consumi. Questo non è per noi un valore. La società che noi proponiamo deve garantire in modo rigoroso a tutti i cittadini la piena, efficace soddisfazione di quei bisogni che sono veri e propri diritti di cittadinanza, prerequisiti della democrazia: la salute, l'educazione, l'abitare, il lavoro, la fruizione dell'ambiente, la sicurezza sociale. Si scateni poi la competizione sul terreno degli ulteriori consumi. Che cosa significa questa prospettiva? È terreno di battaglia culturale e po56 litica convincere i cittadini che, più che consumare, può essere desiderabile conquistare tempo libero per coltivare la ricchezza del rapporto con sé stessi e con gli altri, con l'ambiente e con i beni culturali, e in questo contesto, in cui i beni primari sono rigorosamente garantiti, si può porre la riduzione dell'orario di lavoro per i lavoratori dipendenti e il più accentuato prelievo fiscale per le fasce sociali privilegiate. È questo il percorso che può concretamente garantire il graduale rientro della disoccupazione e contemporaneamente l'affermarsi di una società più conviviale e più sobria quale è appunto il significato che noi diamo alla «società sostenibile». Questo quadro è moderato o estremista? Due brevi parole ancora sul secondo passaggio, quello della stagione nuova dei cattolici. Ma questo, si, non chiede molte parole se non la soddisfazione di un evento lungamente atteso, in cui valgono anche per l'Italia le libertà e le autonomie di Rahner o di Maritain. Resta da chiedersi se la Chiesa italiana è veramente adulta per questo passo o finirà per battezzare anche Fininvest per trovare un nuovo angolo di protetto privilegio.

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