Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 52 - luglio 1994

sentativa, i processi decisionali del soggetto maggioritario (dal programma, alla leadership, alle candidature) significa ancora una volta stare fermi alla cultura e alla pratica del proporzionalismo. Molti collegi competitivi o marginali, ad esempio, le candidature devono sorgere dal basso e decise localmente (o con primarie o con convention) sulla base di una competizione tra più aspiranti sulla base delle loro personali capacità, doti organizzative, rappresentatività ecc. e al di là delle tessere di appartenenza a questa o quella componente. Si corre come individui e come aderenti al soggetto maggioritario senza più reti di sicurezza verticistiche. Il migliore (cioè quello che ha più consensi), in ogni collegio uninominale, sia candidato, al di là del suo essere verde, rosso, bianco (salvo appunto limitatissimie motivati casi). Lo stesso ragionamento va applicato alla premiership governativa. Pensare che un partito del 3% possa esprimere un candidato premier e questo non possa essere fattoda un partito del 20% mi sembra un'altra bizzarria. Un conto è dire che leadership di partito e leadership dello schieramento debbano essere distinte, un conto è vietare a priori che un leader di partito, compreso quello del Pds, non possa partecipare al processo di selezione democratica della premiership. Se il candidato dato premier deve venire fuori da {>J.LBIANCO ~ILROSSO 1111 # 8111 una qualche legittimazione democratica della premiership, è assurdo porre limiti formalistici. Non facciamo, per carità, lo stesso errore che si è compiuto con Ciampi. Non basta indicare una personalità, per quanto autorevole. Occorre che il candidato premier sia l'effettivo leader dello schieramento, che abbia dietro di sé delle forze reali, che comunque abbia il controllo e forti poteri sulla sua coalizione. Oltretutto, non occorre dimenticare che nel parlamentarismo maggioritario, finché rimarrà tale, il capo del governo deve controllare la sua maggioranza, avere forza contrattuale in proprio, ecc. Se la federazione di sinistra farà un accordo con il centro cattolico {popolari e pattisti), la questione della premiership deve porsi su basi di realismo, di convenienza, di efficacia. Benissimo un esponente del centro, ma se ha dietro di sé truppe consistenti. Non ci inventiamo più generali senza truppe, senza munizioni, senza piani di battaglia, senza capacità tecniche (comprese quelle da esercitare in campagna elettorale), solo per ossequiare il nuovo tabù secondo cui la sinistra e i suoi uomini devono rimanere nascosti o in seconda fila. Il Pds ha certamente il suo retaggio comunista. Ma dire che la sinistra - una sinistra ricca e pluralistica, moderna e innovativa - non possa in quanto tale portare la sfida dell'alternanza, è dire qualcosa in partenza riduttiva e smen54 tita da altre esperienze. Quello che voglio dire, in conclusione, è che la sinistra non può delegare al centro politico la rappresentanza del centro sociale, rimanendo da parte sua una forza minoritaria, immutata, vecchia. Tanto più la sinistra, al cui interno vedo forze cattoliche come i CristianoSociali, sarà una moderna forza socialdemocratico/laburista di tipo europeo, che interpreti e rappresenti il centro sociale, tanto più avrà possibilità di stringere un accordo omogeneo con il centro politico. Ma non ci si può fare condizionare dai tempi, dalle scelte sofferte ma ancora incerte di questo, anche tenendo presenti le caratteristiche del suo elettorato (non è detto che questo segua tutte le scelte dei suoi gruppi dirigenti qualora ci sia un accordo di centro-sinistra). La sinistra federala deve divenire soggetto maggioritario autonomamente, sul piano culturale ed organizzativo, senza ritenersi autosufficiente ma senza autolimitarsi aprioristicamente. Deve essere flessibile alla mobilità di future alleanze elettorali (compresa la Lega, oltre che il centro), ma deve essere contemporaneamente in grado di attrezzarsi in proprio alla sfida maggioritaria, proprio per cogliere tutte le opportunità di un elettorato ancora in movimento, di una coalizione di governo non omogenea, di assetti politici ancora non consolidatisi.

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