Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 52 - luglio 1994

in sintonia con le raffinate sfumature delle nostre categorie concettuali, appare evidente che l'impegno elettorale tende ormai a schematizzarsi nella perentorietà di un interrogativo a cui sia possibile rispondere con un sì o con un no. L'appuntamento elettorale del 27 marzo è stato inteso dalla gente comune come una scelta tra il vecchio e il nuovo, tra chi si collocava in termini di continuità con il passato e chi affermava l'esigenza di una radicale discontinuità, tra ciò che era stato sperimentato e ciò che era ancora da sperimentare. Persino il riferimento alla seria politica di risanamento del governo Ciampi è stato interpretato come sintomo di un richiamo al vecchio, di un rifiuto del cambiamento. Egualmente si dica per le elezioni europee che sono state lette dai più come una risposta all'interrogativo se dare o meno fiducia al nuovo governo, se consentirgli o no di sperimentare le promesse che aveva formulato, appunto (come è stato detto) una sorta di referendum sulla credibilità di Berlusconi. Di fronte alla tendenza ad impostare la dialettica politica - e segnatamente l'appuntamento elettorale - in chiave di alternativa secca è chiaro che la posizione dichiaratamente centrista di Segni e dei popolari, al di là di ogni giudizio sulla sua giustificabilità nel nuovo quadro legislativo, finisce per apparire un atteggiamento che rifiuta la scelta o la rinvia e quindi si sottrae alla concretezza della decisione che gli elettori sono chiamati a rendere (o interpretano di dover rendere). A questa impostazione si collega anche il terzo indice, desumibile dall'esperienza più recente. L'elettore, anche qui prescindendo da ogni sofisticata valutazione in chiave di giudizio politico, non è più facilmente disposto a votare per simboli o per strutture che in qualche modo risultino riconducibili a forme di tipo partitico. Il successo della «Lega» e di «Forza Italia» appare, in una certa misura, anche come l'effetto riflesso di quella disaffezione verso il sistema dei partiti che la vicenda referendaria aveva in qualche modo razionalizzato e che Segni, rapi0.!J, BIANCO 0-Z.ILROSSO 1111 ):$t i IIl damente rientrato entro modelli di vecchio stile democristiano, non ha saputo raccogliere. Né varrebbe opporre all'evidenza di questa tendenza la persistente solida struttura del Pds che, al di là dello sforzo di liberarsi dai retaggi del comunismo, rimane pur sempre ancorato a logiche di se51 gno partitico, perché, di fronte alle grandi migrazioni di voto determinatesi negli ultimi mesi, la constatazione dell'incapacità di attrarre in qualche modo una scelta elettorale ormai in libera uscita implica di per sé il segno di una sconfitta. Io credo che, se non si muove dalla consapevolezza di questi tre indici, nessuna autentica presenza politica è ipotizzabile se non in chiave di testimonianza in quanto tale apprezzabile in termini di moralità, ma incapace di aggregare consenso lungo la linea di una potenziale maggioranza. Se si vuole dunque creare una seria alternativa democratica ali'attuale maggioranza non è sufficiente richiamarsi ai valori della tradizione cattolico-democratica, ove questo richiamo continui a collocarsi entro schemi di segno partitico e si formuli secondo sofisticate cadenze culturali incapaci di ricondursi allo schematismo di un'alternativa chiara ed esplicita. Solo accettando le premesse di cui ho detto sarà possibile avviare un nuovo significativo spostamento dell'elettorato. Di fronte alla scomparsa di Segni e all'assoluta incapacità del Partito Popolare di comprendere le peculiarità del cambiamento in atto, io credo che su questo terreno si deve misurare la strategia dei Cristiano-Sociali, nella linea di una duplice attenzione: verso quella parte del mondo cattolico non disponibile a lasciarsi attrarre in una passiva subalternità alla politica-pubblicità di «Forza Italia» e verso quella parte della sinistra capace di indurre il Pds ad uscire da schematismi partitici di vecchio conio ormai inesorabilmente destinati all'insuccesso. Le premesse per poter sollecitare una forma aggregativa visibile ci sono, di fronte alle ambiguità delle attuali iniziative governative, attraverso le quali sembra si voglia sottilmente erodere lo stesso principio democratico, che suppone la libertà di scelta tra opzioni comprensibili, non la semplice adesione plebiscitaria ad un esito imposto e al tempo stesso sottratto ad ogni possibilità di discussione.

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