Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 52 - luglio 1994

verna uno Stato non può e non deve mai identificarsi con la logica imprenditoriale che regge un'azienda (sotto questo profilo noi stiamo assistendo a una singolare nemesi storica, in quanto il primato dell'economia, e dell'economia industriale, è stato sempre uno dei ricorrenti capi d'accusa contro il marxismo e i partiti che a quella cultura si richiamavano). Allora, se tutto questo è vero, e per me lo è, «cittadinanza democratica» - secondo Scoppola dovrebbe esser il filo conduttore della proposta politica Cristiano Sociale - significa certo, in primo luogo, difesa intransigente, a qualsiasi costo, dei principi fondamentali della Costituzione repubblicana - difesa intransigente cui non a caso ci ha richiamato il vegliardo di Monteveglio, il monaco non solitario Giuseppe Dossetti, uno dei pochi autori ancora viventi, della Costituzione stessa. Ma significa, deve significare, anche all'interno di quella difesa intransigente, discernimento di come, dove, e quanto quei principi si sono veramente attuati in questo mezzo secolo; di come, dove e quanto si può e si deve ancora fare per attuarli fino al fondo delle loro potenzialità. Senza questo discernimento, da condurre con estremo rigore, in libertà da ogni schema precostituito, non guardando in faccia nessuno, il richiamo alla difesa della Costituzione può restare una vaga petizione di principio e risultare sconfittosenza neanche accorgersene. Ecco perché studio, ripensamento, elaborazione culturale adeguata sembrano a me molto più importanti delle questioni inerenti la legge elettorale, le rifome istituzionali ecc. Non dico, per carità, che tali questioni non possano assumere incisività decisiva anche in ordine ai principi costituzionali {) ,!_LBIANCO ~ILROSSO nX,~ièOHA da difendere con intransigenza; dico soltanto che la resistenza su questo tereno non basta, rimane invischiata nella volontà di rivincita, di riconquista almeno parziale del potere perduto, e che il contributo dei Cristiano Sociali va cercato e misurato, invece, sul terreno di fondo, sulla prospettiva, sulla delineazione della società da costruire. Non è importante avere in mano il potere nella misura più larga possibile; importante è la proposta sul dove andare, sul perché e che cosa produrre, sull'organizzazione della speranza. In definitiva, i cattolici italiani sono stati sconfitti perché hanno puntato sulla conservazione del potere, senza troppo badare alla corruzione conseguente, più che sulla proposta politica creativa. A questo punto sorgono due interrogativi, uno di metodo e uno di sostanza. Per quanto concerne il metodo, ai fini di quella elaborazione culturale che a me appare obiettivo primario ed essenziale, la strutturazione di un vero e proprio partito, con tutti i pesi e i condizionamenti che comporta, è lo strumento più immediatamente utile allo scopo? o non è da ricercare un'altra strada, più «leggera», per esempio una serie di «circoli» da suscitare ovunque possibile, magari facendo leva sui gruppi volontari già attivi nella società? Pongo il problema, non pretendo di dargli una soluzione. Quanto al merito, a me parrebbe arrivato il momento di porre in questione la pregiudiziale che la tradizione cattolico-democratica debba ancora essere affidata a una visibilità politica di tipo partitico, quindi di potere, perpetuando una confusione di piani fra l'ecclesiale, o religioso, e il politico, proprio quella confusione che abbiamo a lungo sofferto e che non ha por45 tato bene a nessuno dei due. Questa pregiudiziale, così diffusa e radicata negli ambienti parrocchiali ed associazionistici, è d'altronde oggi messa in questione dai fatti: le ultime elezioni per il Parlamento nazionale, mettendo fine all'unità politica con ben cinque formazioni che si richiamavano all'ispirazione cristiana, hanno provocato un'ipotesi in qualche modo inedita, ossia la presenza visibile e distinta di forze cattoliche in ciascuno dei tre poli, destra, centro e sinistra. I C~istiano Sociali possono proporsi come un partito di ispirazione cristiana, e quindi come una garanzia di presenza visibile nella sinistra; oppure possono privilegiare la propria azione come luogo e strumento di ricerca culturale nel senso indicato. Manifestamente la questione di sostanza, o di merito, finisce per convergere con quella di metodo. D'altronde le elezioni del Parlamento europeo hanno già visto le candidature Cristiano Sociali dentro le liste dei partiti di sinistra, non in una lista propria, separata. Un'ultima indicazione, non dovuta all'anniversario della morte. Per laricerca culturale da fare sembra a me che si dovrebbero tenere in gran conto i due discorsi di Enrico Berlinguer del gennaio '77 sull'austerità: brutta parola, certo politicamente inagibile, ma il pensiero che vi si esprimeva rimane, a mio avviso, fondato e lungimirante. Come si ricorderà, qualche dirigente cattolico di primo piano lamentò, dieci anni fa, che non si fosse riusciti a collaborare di più con un tale uomo. Forse, ora ch'è morto e sepolto, e nemmeno esiste più il suo partito, è giunta l'ora di trasformare quel lamento, tardivo e un po' ipocrita, in motivo stimolante di studio.

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