provenienza ecclesiale eletti nelle amministrazioni locali), nella Rete, nei Verdi, nelle associazioni. Il dato elettorale ha comunque dimostrato che contro questa destra semi-autoritaria e populista italiana la sinistra non può vincere da sola. L'alternativa democratica può essere solo di sinistra-centro o di centro-sinistra. E questo non è un problema, appunto, solo interno agli equilibri del polo progressita da rifondare. Nella situazione italiana i progressisti, per quanto possano presentarsi in veste moderata e moderna non possono illudersi di conquistare da soli la rivincita. Per questo il collegamento e l'unità almeno politico-culturale dei cattolici democratici «popolari» e «progressisti» può diventare l'elemento fondamentale, il collante di svolta, la cerniera indispensabile, per la costruzione e la vittoria di una alternativa democratica di governo. Sarà necessario individuare percorsi comuni, un coordinamento, un organismo di confronto libero e solidale con un appuntamento nazionale almeno una volta all'anno. Sempre tenendo conto, naturalmente, delle accelerazioni che potrebbero scaturire dagli esiti del Congresso popolare: sia nel caso di una vittoria clerico-moderata che espellerebbe, di fatto, i nostri amici, sia nel caso di una vittoria della linea più aperta e innovatrice dei cattolici democratici, sia nel caso non augurabile - proprio per i nostri amici - di un non chiaro compromesso. Ma c'è un grande-terreno pre-politico da coltivare. Anzi, senza ripartire da questo terreno ogni alternativa democratica sarà impossibile. Per i cattolici in particolare sono necessarie alcune scelte educativo-formative di fondo. Un tenace lavoro di recupero della memoria storica, anche attraverso un radicale sforzo di mutamento del linguaggio, senza reagire con moralismo alla assenza di informazione. Il ritorno alla discussione libera e non pregiudiziale, al confronto. Fondare ovunque è possibile circoli di base, cineforum, gruppi di confronto tra associazioni. Il ritorno all'impegno nel sindacato (anche a livello locale) e per una nuo- {)!LBIANCO a-l, ILROSSO 1111 ..i§t i H il va unità sindacale e contro gli apparati e le nomenclature. Impegno per la libertà d'informazione, per la difesa del servizio pubblico, e sostegno ai giornalisti liberal e democratici più impegnati ed esposti. Educazione alle competenze e alle battaglie amministrative. Le scuole di formazione genericiste creano saltano frustrazioni e impotenza. Sfida educativa, anti-integralista, formazione di insegnanti ed educatori: uscire dai chiostri parrocchiali e dalla «Sorbona». Abbattere con l'accetta il nostro linguaggio gergale, iniziatico, moralistico. Educazione alla democrazia elettiva nelle nostre associazioni e controllo critico - ma anche normativo, dunque con verifica istituzionale del consenso e cariche rigorosamente elettive - delle leadership carismatiche. Educazione all'intransigenza sul terreno della democrazia interna di movimenti ed associazioni e sul diritto alla discussione democratica delle scelte e alla sostituzione democratica delle leadership. Il populismo di destra e la sirena videocratica hanno conquistato proprio settori marginali e poveri attirati dal «miracolo»in assenza di «sogno»riformista (o kennediano). Popolari e progressisti non sono riusciti a rompere le mura della cittadella delle «paure»: la paura degli immigrati, degli zingari, della cassintegrazione, della disoccupazione. Il «sogno»(tecnicamente fondato) non può prescindere dai sacrifici. La proposta democratica proprio perché punta su obiettivi differiti, cioè di riforma, e che richiedono compatibilità economiche, è complessa, non è demagogica, non è semplicistica. Ma la «speranza» non può essere e tanto meno apparire «punitiva». Attenzione: cristiani impegnati e «sinistra»appaiono alla gente comune d'Occidente (alla società dei due terzi protetti o comunque abbarbicati anche da posizioni povere o deboli ai privilegi raggiunti) «punitivi»: il desiderio di «felicità», anche se c'è il fossato Nord-Sud, anche se si allarga il «terzo escluso» delle società ricche, anche se continua lo sterminio per fame, va rispettato. La nostra vita chiede di essere inte41 sa in sé stessa come valore. Ma diventare «soggetto» (desiderio di felicità) deve permettere la soggettualità dell'altro. Dobbiamo riuscire a ri-significare, re-suscitare «valori». Questo è il punto, la vera sfida educativo-popolare. Il valore felicità va ri-significato e ritradotto in termini di comunicazione popolare come piacere, gusto, necessità vitale, della solidarietà. Come spiegare al popolo delle discoteche e dei mercati rionali che il mio diritto alla felicità termina quando impedisce il diritto alla felicità dell'altro? Ecco la vera sfida per la «sinistra» in Occidente, la vera sfida per i cattolici. Pace, giustizia, pluralismo, libertà, tolleranza scoperta del!'altro, eguaglianza, cittadinanza, altruismo (volontariato) sono valori che vanno concretizzati, declinati, perché non sono totem astratti, non sono solo principi ma valori {appunto) cioè beni concreti. Al contrario i valori sirenici della destra (nazionalismo, individualismo, razzismo, militarismo ecc. ecc.) sono totem ideologici, vitelli d'oro. Attenzione: ha ragione Bobbio. Guai a cantare il tramonto delle ideologia, l'albero delle ideologie è sempre verde e la destra sta producendo ideologie (sia pure a pensiero debolissimo): basti pensare all'anticomunismo che, nonostante la fine del comunismo, ha dominato le elezioni. Ma questa sfida, tra valori e pseudovalori, è sfida di comunicazione di massa e capacità di interpretazione - come dicevo all'inizio - delle variazioni del sentimento popolare, delle sindromi popolari che non possono essere condannate a priori ma vanno appunto interpretate per attrezzare le risposte. E le risposte, soprattutto non possedendo mezzi di comunicazione privati potenti) vanno coltivate sul territorio. Il territorio è la nostra grande alternativa alla videocrazia. Ripartire dalle città, dal comune, dal quartiere. Combattere il disprezzo per il collegio della destra (che in virtù della potenza nazionale dell'immagine di Berlusconi può far eleggere chiunque per pura identificazione «ideologica») con il radicamento nel «collegio», nel territo-
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