{).!J, BIANCO ~ILROSSO 1111 -i§t i Hi OltrelamortedellaDcle opzioni unificantdieicristianiinpolitica R itengo che oggi tutti siano convinti che la politica costituisca terreno prioritario di servizio per il bene comune. Questo è particolarmente vero nel momento politico che attraversiamo, che esige un surplus di oblatività e di generosità nell'impegno verso gli altri. Oggi più che mai, riteniamo che i partiti abbiano un ruolo fondamentale per il rinnovamento delle istituzioni e del modo concreto di ricostruire il tessuto sociale del Paese. Occorre quindi favorire l'aggregazione dei cittadini per dar vita a partiti strutturalmente nuovi rispetto al recente passato. Tale aggregazione avviene per la condivisione di ideali e valori, opzioni e progetti, strategie e prassi operative. Mentre però sul primo punto (ideali e valori) esiste una sostanziale unità dei cattolici in politica, sempre più diverse appaiono le opzioni scelte da persone e gruppi e, ancor più, i progetti e le strategie adottati. Un partito infatti si distingue oggi dagli altri sempre meno per le ideologie di riferimento e sempre più per i progetti concreti che caratterizzano le sue specifiche azioni: partito infatti deriva dal latino «pars», che indica divisione. Ci sembra quindi non più prospettabile la convivenza, in uno stesso partito, di stili, opzioni, strategie e schieramenti del tutto diversi, anche quando se ne condividono ideali e valori. Non è più possibile per il Partito Popolare tenere al suo interno la vecchia Dc di di Romano Forleo centro destra che si riconosce nello stile e negli uomini dei Cccl. Per noi «popolari» o «Cristiano-Sociali» {per me le parole si equivalgono) e la «sinistra cristiana» della grande tradizione popolare, democratica e antifascista, la presenza nel partito dei portaborse dei leaders di ieri, oppure dei Grillo e dei Formigoni, è un segno di non chiarezza oggi inaccettabile. Per questa ragione il prossimo congresso del Ppi dovrà definire chi può stare dentro e chi è opportuno stia fuori. Dal punto di vista degli ideali, due istanze ci appaiono prioritarie: 33 a) una scelta in materia di bioetica ispirata al personalismo e alla morale cristiana, seppure aperta al confronto con altre concezioni religiose e ideologiche; b) il privilegiare le fasce più deboli della popolazione. A) Il tema del!' «etica della vita» investe non solo l'argomento sempre più drammatico della manipolazione del nascere e del morire, l'inadeguatezza della politica a dare risposte concretamente valide ai problemi della salute fisica e psichica, ma anche aspetti relazionali, interpersonali o di rapporto con l'ambiente che lo rendono centrale rispetto a tutti gli altri. Se è vero infatti che l'uomo non ha solo una biologia, ma ha una cultura, anzi è prioritariamente cultura, storia, è altrettanto vero che il dominio della tecnologia ha condotto, da una parte ad una delirio di onnipotenza dell'«homo oeconomicus», dall'altra ad un assalto al Creato ed alle leggi della Natura sempre più preoccupante. Una politica che «non si era accorta» dell'allungarsi della vita media e non aveva previsto che la scoperta delle leggi biologiche che regolano la procreazione avrebbe condotto, attraverso una crescente responsabilità nella pianificazione familiare, i Paesi più evoluti ad un decremento delle nascite; una politica sorda nel riconoscere la centralità della famiglia, non tanto come nucleo sociale ma come gruppo primario legato da rapporti affettivi e non da interessi, ci ha lentamente portato verso un materialismo alimentato da un crescente egoismo individualista ed edonista. Anche la stessa
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==