Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 52 - luglio 1994

sitazione di alcune parole chiave come mediazione culturale rispetto alla quale si avverte, in molti casi, un clima di epigoni, un alito di stanchezza, un sentimento di smobilitazione. Questa non potrà più coincidere, come troppo spesso è accaduto, con una attenzione preferenziale e preclusiva nei confronti di una parte in campo. A partire dall'unica unità affermabile, quella di fede, le culture politiche dei cattolici, evitando il duplice rischio dello scolorimento di un patrimonio specifico di idealità e di identità e dell'irrigidimento sterile di una centralità perduta, sono chiamate ad irrorare gli schieramenti che vanno delineandosi nella fase di transizione attuale. Recuperando, allo stesso tempo, una laboriosità ed una vivacità culturale che sembrano spente, una iniziativa politica intraprendente, una capacità propositiva circa i temi iscritti nell'agenda politica dei prossimi mesi ed anni. Il senso dell'accerchiamento e della resa e la consapevolezza del processo di desertificazione culturale che le più vicine esperienze del cattolicesimo democratico hanno prodotto invitanoa riflettere. Accettare la secolarizzazione, dunque. Ma per questo motivo, ad una visione statica, organicistica della società, basata, di volta in volta, sul rimpianto e sulla nostalgia di un ordine sociale ormai distrutto o sul neocinismovorace, aggressivo, «di governo», va contrapposta una visione agonistica e dinamica della politica capace di sprigionare tutta la ricchezza della laicità propria di questa dimensione dell'impegno. È la lezione di Sturzo. Proprio sul piano del conflitto, della sua interpretazione e organizzazione i cattolici avrebbero dovuto, secondo il prete calatino, costruire una via nuova per la democrazia in Italia. Oggi, poi, il conflitto, l'agonismo sociale e politico trovano più facilmente spazio in un nuovo vocabolario ideale se confrontati con un sistema politico ormai tendente verso il bipolarismo. «Cavalcare il maggioritario» non diventa, pertanto, una rinuncia o un sacrificio, ma {).!J, BIANCO ~ILROSSO 1111 # 111 rappresenta la scelta della competizione democratica fra due proposte alterantive, senza quelle tentazioni conciliative a tutti i costi che rappresentano il retaggio di un modo superato di fare politica. Infine, resta il problema dell'interpretazione dei processi e dei cicli economici e sociali: dare voce agli interessi diffusi della società italiana ed alle situazioni di particolare disagio; cogliere i trapassi storici decisivi per modellare su di essi risposte adeguate (si pensi, ad esempio, alla rivolta fiscale incompresa e alle esigenze di autonomia). Il versante della comunicazione politica Interpretare e governare la società quale è uscita dagli anni '80. Una società che appare sempre più riottosa rispetto alle vecchie trame del compromesso permanente, dell'inefficienza sistematica, della fragilità della cultura economica che hanno caratterizzato gli ultimi anni del regime democristiano. È un argomento che tocca pure i cattolici, proprio perché parte di essi ha avuto la responsabilità di quel sistema. Si propone cosi ai credenti impegnati in politica anche il problema del linguaggio. Non come conformità alle mode, ma come capacità di farsi intendere da questo tempo e capacità di dire cose significative. Ecco, dunque, la necessità di penetrare campi per certi versi enigmatici come l'economia e l'informazione. Ed insieme la necessità di dare un senso alla tensione fra pragmatismo e progetto a partire dalla consapevolezza che una questione semantica tocca da qualche tempo la politica italiana. Per «questione semantica» intendiamo il ripensamento complessivo che riguarda le culture politiche e le forme partitiche che le hanno interpretate: nel giro di pochi anni partiti di gloriosa tradizione hanno mutato codice genetico, connotati, nome e ragione sociale, talvolta perfino trasmigrando verso orizzonti imprevisti e scrivendo 32 nuove geografie. Come negare che il cattolicesimo politico è parte integrante di questa storia? Il dibattitto va al di là della ridefinizione giornalistica dei sistemi valoriali di destra, sinistra e centro - espressioni un po' consunte - e riguarda la concretezza della politica che si vuole proporre. Si tratta, pertanto di una giusta miscela di progetto, inteso come capacità di pensare e costruire una società diversa senza cadere nella pretesa palingenetica delle ideologie, e di pragmatismo, inteso come capacità di offrire soluzioni incisive alle domande del tempo evitando le perversioni della sterilità tecnocratica. A questo si lega, naturalmente, una «questione morfologica» relativa agli strumenti del nuovo linguaggio della politica: i partiti e le aggregazioni. Il problema va risolto contestualmente a quello sistemico. La Fuci legge da qualche tempo nei fatti della politica italiana una tendenza marcata verso il bipolarismo. Ovviamente si parla qui di un processo ancora in atto. Ma proprio per questo occorre che i cattolici rispondano con prontezza alla sfida partecipando alla costruzione del contesto sistemico che si delinea attraverso la politica, cioè all'interno delle dinamiche attuali del sistema politico e senza inutili attese. Alla luce di questo orientamento, diventa cogente dare forma agli strumenti della comunicazione politica. I partiti, che continuano ad essere attori della democrazia, sono chiamati a rinnovare il loro aggancio con la realtà anche attraverso modalità di incisione più effervescenti dal punto di vista del marketing politico e dell'organizzazione interna, pur rifiutando la prevalenza totalitaria dell'uno e dell'altra. Allo stesso tempo i poli costituiscono quella nuova frontiera di soggetti federati sulla base di un programma di massima orientato verso un nucleo di proposte caretterizzanti. In questo panorama i cattolici impegnati possono esercitare un ruolo importante come enzima e collante dei nuovi processi e soggetti politici.

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