«coalizionale». Tale partito non potrà che essere una coalizione, non solamente di differenti interessi sociali ed economici, ma anche di «partiti locali», di gruppi organizzati e di movimenti. Detto ciò, siamo tuttavia ancora a metà percorso. Quale tipo di partito e quale federazione ci servono? La risposta non dipende solo da noi. Dipende dai condizionamenti del sistema istituzionale e, quindi, dalla capacità dei singoli attori di interpretarli positivamente. Oggi, per di più, quei condizionamenti si presentano in modo tutt'altro che chiaro, proprio per il periodo transizionale che stiamo attraversando. Per questo motivo, occorre ragionare secondo l'adagio metodologico che recita: «se, allora». Io vedo due «se», con relativi «allora». Il primo: se la legge elettorale, sotto il vincolo del referendum promosso da Pannella, viene ulteriormente riformata in senso pienamente maggioritario-uninominale, allora l'alternativa al governo di destra-centro avrà di fronte un lungo attraversamento del deserto. Il sistema plurality è destinato a premiare le forze collocate stabilmente nell'asse destra/sinistra e, tra di esse, quelle che possono usufruire o di un maggiore insediamento nazionale o di una maggiore visibilità nazionale. In questo caso il centro verrebbe risucchiato da uno o dal!'altro polo competitivo: che poi vuol dire, nel nostro caso, dal polo di destra, dato l'alto pregiudizio anti-sinistra che continua a {)lLBIANCO ~ILROSSO ìftf#OHII connotare l'elettorato moderato del nostro paese. Insomma, la sinistra avrà bisogno di molto tempo prima di divenire competitiva. Il secondo: se la legge elettorale, proprio per neutralizzare il vincolo del referendum promosso da Pannella, verrà riformata in direzione di un doppio turno, sempre uninominale, allora l'alternativa al governo di destra-centro potrebbe usufruire di non poche possibilità. Innanzitutto, perché tale sistema elettorale offrirebbe maggiori risorse di resistenza alle forze, come la Lega, della coalizione di governo che, però, non accettano la leadership berlusconiana. E poi, perché esso aiuterebbe il centro, e segnatamente il partito popolare, a mantenere una sua identità politico-programmatica. In questo caso, il sistema di partito, come è avvenuto nella Francia della Quinta Repubblica anche se dopo un quindicennio di assestamento, potrebbe evolvere in direzione di un pluralismo moderato, di 4-5 partiti, con una predisposizione in misura crescente bipolare. Non so quali di quei due «se»è destinato ad affermarsi, anche se mi sembra assai plausibile ritenere che l'attuale riformato sistema elettorale verrà ulteriormente riformato. Le caratteristiche organizzative che assumerà l'alternativa al governo di destra-centro dipenderanno da quale, di quei due «se», si affermerà. Nel primo caso, la sinistra dovrà avviarsi nella direzione di una radicale ristrutturazione sia dei 30 suoi rapporti interni che di quelli con le forze dell'elettorato moderato. Da ciò potrebbe nascere, in prospettiva, il tanto desiderato partito democratico italiano. Ma la prospettiva potrebbe essere spostata assai lontana nel tempo. Nel secondo caso, la sinistra potrebbe avviarsi nella direzione di una riorganizzazione in senso federale del suo territorio organizzativo, così da presentarsi unita e programmaticamente definita ad un eventuale collaborazione elettorale e di governo con le forze del centro chiaramente antidestra. Le quali manterrebbero, tuttavia, la loro distinta identità organizzativa e politica. In entrambi i casi, se il sistema di governo manterrà una natu: ra parlamentare, i partiti dovranno assumere vieppiù le caratteristiche di «partiti parlamentari». Poiché gli eletti sono stati personalmente legittimati dagli elettori, saranno essi ad incarnare l'identità e il programma degli interessi e dei gruppi federati che essi rappresentano. Lì, in Parlamento, risiederà la testa dell'organizzazione. Insomma, c'è un'alternativa al partito di apparato che non coincide con il cosiddetto partito del presidente. Come si vede, che piaccia o meno, ancora una volta, in politica, gli attori non possono identificarsi e definirsi a prescindere dal contesto in cui agiscono. Ciò complica la loro azione ma, se ne sono consapevoli, la rende più efficace.
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