{)~BIANCO '-'L.ILROSSO 1111#0811 Recuperare,ovunquesiamo, il senso diresponsabilecoscienzaetico-politica redo che come cattolici e stiamo duramente pagando il fatto di non avere posto al centro delle nostre iniziative sociali e politiche la questione della formazione dei cittadini al!'esercizio della democrazia, di non aver cioè, sufficientemente, stimolato la formazione diffusa di una coscienza attiva e critica del diritto-dovere di ognuno alla soggettività democratica. Non vi è dubbio, a mio parere, che la stessa degenerazione del partito della Democrazia Cristiana abbia una delle sue cause principali in questa grave omissione, per altro non inconsapevole, ma anzi alimentata dalla incentivazione alla «delega» che favoriva il potere dei gruppi correntizzi e dei capi corrente. Oggi non si tratta tanto di spendere le energie per ricostruire l'unità partitica dei cattolici, ma piuttosto di trovare i modi perché i cattolici, ovunque collocati nello schieramento politico, concordino sull'obiettivo primario di promuovere nelle realtà territoriali e sociali una mobilitazione finalizzata alla conquista e alla pratica della «cittadinanza democratica». E come in concreto? Certo non sarà semplice, ma penso che occorra partire dal dato che, nonostante tutto, molti ancora sono i cristiani militanti dentro l'associazionismo, dai sindacati ai movimenti culturali, dal volontariato ai gruppi professionali, dagli operatori dell'informazione agli insegnanti. Un disegno complessivo per raggiungere l'obiettivo potrà scaturire di Alessandra Codazzi dalla capacità di questi cristiani militanti nelle diverse aree sociali e politiche di aggregarsi in piccoli gruppi informali di «osservazione» della realtà locale, e partire da quello che fanno o non fanno le istituzioni amministrative locali e dalla registrazione delle reazioni dei cittadini. Una sorta di volontariato politico al di fuori e al di sopra delle scelte partitiche, la cui iniziativa dovrebbe rifluire naturalmente dentro gli schieramenti politici di appartennenza, contribuendo così ad animarli attraverso la mobilitazione costante, vigile, critica e propositiva dei cittadini elettori. In questa fase della vita della nostra Repubblica si pongono problemi essenziali per la democrazia, che riguardano ad esempio, il sistema della informazione e formazione scolastica, la riforma dello sviluppo economico-sociale e la moralizzazione del costume politico amministrativo e, perché no, imprenditoriale, l'autonomia dell'amministrazione della giustizia, fino al nodo che sta riemergendo con evidenza, del riconoscimento della pari dignità dei cittadini in uno Stato autenticamente democratico. Il problema è anzitutto quello di rendere avvertiti i cittadini (sopratutto quelli che si dicono cristiani) della natura di queste problematiche che toccano la sopravvivenza stessa della democrazia, di suscitare in loro una attenzione critica per controbattere le semplificazioni del governo che a volte sono tali da stravolgere gli elementi stessi di giudizio. Non so se ci sono i tempi per attuare l'ipotesi di lavoro che ho malamente e sommariamente delineato e che ri24 chiederebbe in ogni associazione, movimento o partito il formarsi di una concorde volontà dei cristiani di sperimentarla. Ma d'altra parte esito acredere che l'ipotesi apparentemente più concreta, quella cioè di contribuire come cristiani alla scelta radicale di schieramento, per una alternativa alla «destra» attuale, possa davvero incidere nel profondo delle coscienze, fino a sollecitare in ognuno la pratica di una attiva cittadinanza democratica. E non si risolva invece in una operazione di contropotere, magari sostenuta dal malcontento della gente per le promesse non mantenute dalla attuale maggioranza, ma che non cambierebbe nulla nella cultura del paese. Del resto è ancora troppo grande e confuso il travaglio della cosiddetta sinistra e sono ancora, nonostante tutto, troppo ancorati al passato gli incerti itinerari del «centro», per sperare in una alternativa in tempi ragionevoli. Siamo in una fase di transizione che forse sarà ancora lunga e travagliata. Non siamo stati in grado - all'inizio - di fare una profonda operazione di autocoscienza per trarne sul piano pratico le dure conseguenze e ripresentarsi dunque agli elettori con un disegno di «Polo di centro», credibile non solo nelle proposte, ma anche per gli uomini. E oggi, a mio avviso, dobbiamo rimetterci in via con la consapevolezza dei nostri ritardi e delle nostre reali dimensioni, con la volontà di riallacciare (senza tentazioni egemoniche) le relazioni politiche con gli altri cristiani che militano nelle articolazioni della politica e del!' associazionismo.
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