Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 52 - luglio 1994

della prassi, ha notevoli punti di contatto. A queste due aree vanno ascritti per storia, filosofia e prassi Rifondazione comunista (e, forse, per prassi, la Rete) e Msi. Non v'è dubbio che anche la Lega estremizzi alcune posizioni come il «localismo egoistico» con un moto di incipiente razzismo; ma la questione si può qui solo accennare. Oltre a queste due aree estreme che riscuotono nel paese un consenso contenuto ma non certo piccolo, v'è poi una grande area di «centro», nel senso che si pone fra le estreme e che è caratterizzata dalla condivisione di alcuni valori di fondo che sono comuni a tutta l'area. Potremmo dire che è l'area dell'aperta condivisione dei principi fondamentali e dei valori basilari della nostra Costituzione, espressa da molti soggetti politici che, da questa comune visione come dato di partenza iniziale, connotano la loro specificità con accentuazioni peculiari e perciò scriminanti. Tutti sono convinti della necessità di coniugare persona e comunità, cittadini ed istituzioni, pubblico e privato, uguaglianza e libertà, unità ed autonomia. Ciascuna affida, però, nella coniugazione degli opposti elementi una preponderanza ora all'uno ora all'altro così generando un filone politico-programmatico più aderente alla propria matrice culturale, non estremizzata per una «moderazione» dinamica e dialettica dentro la quale è possibile rinvenire, attraverso alcuni elementi preponderanti e peculiari, «una destra moderata» (conservazione diritti individuali - liberismo economico - concorrenza accentuata) e una «sinistra moderata» (riformismo, diritti sociali, mercato regolato con un più pregnante intervento pubblico). A differenza di quanto è avvenuto in questa prima fase di applicazione della legge elettorale, l'oggettiva e vasta presenza di questa area moderata non può essere annullata estremizzandone i criteri verso destra e verso sinistra, perché così operando si elimina la caratteristica propria di questa cultura della moderazione, sia pure in una diversa intensità della coniugazione dei compositi elementi di base. La comunanza dei valori di fondo {)!LBIANCO ~ILROSSO 1111 # 111 giustifica la possibile fluttuazione dell'elettorato che sceglie, giudicando sul recente passato e che rende possibile una alternanza governativa sempre nella certezza della unità della Repubblica, del rispetto dei diritti individuali e sociali, della legalità democratica. Il dinamismo intrinseco della polarità del centro comporta una forte dialettica, con un generale affinamento della coscienza della cultura e delle prassi politiche che può giugere alla graduale riduzione delle aree estreme e, nel tempo, ad una loro esclusione per «asfissia». E quel di più di democrazia generato da una alternanza di governi sicuramente democratici perché innervati nei grandi valori delle moderne democrazie occidentali. Questa area di centro, perciò, non solo esiste in Italia ma è certamente la più vasta e la più rispondente alle culture liberal-democratica e social-democratica che si siano sviluppate nel nostro Paese. Il «centro» non solo c'è ma è il luogo naturale dell'incontro e dello scontro dialettico della politica. E in esso laricerca di una alternanza sicuramente democratica che dice del travaglio di una crescita attraverso successivi bilanciamenti di opposte esigenze personali e sociali, nessuna delle quali viene abbandonata se non per essere tempestivamente ripresa in una dinamica coniugazione. Va superato l'equivoco del «centro inutile»; va, invece curata e approfondita l'analisi delle polarità centrali. Non è, pertanto, esatto rinvenire in queste polarità centrali soltanto forze cristiano-sociali, della sinistra, del riformismo socialista laico e ambientalista; non è esatto rinvenire soltanto il partito di ispirazione cristiana, il cui fondamento teorico non è mai stato la unità politica dei cattolici bensì la laicità della politica. Sembra, invece, dover includere in questa centralità costituzionale anche quella destra della sana conservazione cui spetta, al momento opportuno, non solo una funzione dialettica ma per volontà popolare una funzione di governo. Ciascuna di queste polarità è nel grande 21 centro e giuoca al centro oggi una funzione che non è quella dell'unità dei cattolici in ambito politico e neppure quella della frammistione governativa. L'unità dei cattolici in politica non è un dogma (e neppure la diaspora dei cattolici è un dogma); questa unità non v'è mai stata pienamente. Si è avvicinata e si è allontanata dalla pienezza più volte e con diverse gradazioni. Oggi la dispersione dei cattolici è ampia, anche perché gli equivoci generati dalla transizione, nella delusione delle controtestimonianze rese nell'ultimo decennio, hanno determinato un movimento divergente. Ma tutti i cattolici, però, che hanno vivo oggi il senso della democrazia e del rispetto dei diritti inviolabili dell'uomo, nella sua valenza di persona con diritti civili, sociali e politici, non possono sottrarsi, con quanti non estremizzano nè a destra nè a sinistra il discorso politico, ad un'opera di grande maturazione e responsabilità politica. Occorre ricostruire nel paese una grande «coscienza costituzionale» in virtù della quale delimitare il quadro di chi non intende, o per un verso o per l'altro, sovvertire il sistema ma di chi intende saggiamente, senza improprie confusioni e improntitudini, governarlo in un'alternanza costituzionale. È questo il passaggio storico che abbiamo davanti per rivitalizzare la nostra buona Costituzione, per isolare gli estremismi che fanno ombre al sano riformismo e alla sana conservazione, per aprire la fase di un bipolarismo governativo - non necessariamente bipartitismo - in una centralità che non è immobilismo ma sviluppo dinamico e, perciò, espressivo e propositivo di un vero ed alto sentire democratico di nobili coscienze fondate su comuni valori costituzionali, sia pure variamente assunti e coniugali. I democratici eviteranno così un passaggio pericoloso della prima alla seconda Repubblica; con essi i cattolici democratici mostreranno non una malintesaunità politica nè una diaspora ricercata ad ogni costo, ma la volontàdi continuare ad essere utili al Paese nel mediare in sede politica valori cristiana-

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