Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 52 - luglio 1994

D!.L BIANCO ~ILROSSO 1111 # 8111 RivitalizzarlaeCostituzione peranimaresaggiamente il «nuovo» N on si può non condividere l'opinione di quanti rinvengono nella Costituzione della Repubblica Italiana quella carta di valori assunti in norme programmatiche e precettive che costituisce, appunto, e., quindi, fonda l'ordinamento civile del nostro Paese ma ispira anche un itinerario di chiara democrazia e di grande apertura solidaristica in una visione di cooperazione politica, a livello europeo, e di pace sociale a livello universale. La nostra Carta costituzionale è stata il frutto non di un deteriore consociativismo ma di un'alta e nobile convergenza di ideali e di capacità dialogica, nonostante la distanza dei punti ideologici di partenza. Possiamo forse dire che le migliori idealità ed esperienze culturali sociali e politiche si sono fuse in buona armonia nel complesso ed articolato tessuto costituzionale, dando vita ad una forma moderna di stato democratico, di diritto, sociale. Se la convinzione è, dunque, che ancora non tutte le potenzialità contenute nella nostra Costituzione siano state adeguatamente espresse; se il giudizio è che il disegno originario che si intese fornire con la Repubblica parlamentare fu quello di una democrazia dei cittadini; se la valutazione in sede storico-politica è nel senso che l'impossibilità dell'alternanza, il forte conflitto ideologico, la degenerazione di Raffaele Cananzi partitocratica hanno impedito il dispiegarsi dell'intera potenzialità costituzionale e hanno inoltrato la Repubblica verso una democrazia dei partiti, divenuti soggetti e non strumenti del1' azione politica ed istituzionale; se tutto questo è vero, il compito che oggi interpella i cittadini di questo Paese, pur nella necessità di modificare essenzialmente la seconda parte del testo costituzionale, non è quello nè di volere nè di invocare nè di costruire la seconda Repubblica quanto piuttosto di aprire una seconda fase della prima Repubblica che lasci inalterati i suoi principi ispiratori, le sue linee etiche, i suoi caratteri fondamentali. Il gusto non può essere quello di sbarazzarsi di una ricchezza difficilmente ricostituibile; è, invece, la fatica di ricomporre un cammino difficile ma tracciato con chiarezza, costruendo una idonea strumentazione di regole e mezzi perché il percorso possa essere compiuto per intero e in pienezza. La Costituzione, perciò, nella sua anima e nella sua espressione ordinamentale è centro ispirativo non di un'unica esperienza politica ma di vari matrici, anche con origini ideologiche assai lontane e con fondamenti filosofici diversi. Il saggio lavoro dei Costituenti ha consentito di poter utilizzare un tesoro nel quale molti possono attingere e nel cui quadro diversi programmi politici possono essere elaborati. Molti ma non tutti; perché non tutti hanno il senso profondo dello Stato democratico che è autorevole ma 20 non autoritario, dello Stato di diritto che non consente a nessuno di sentirsi sciolto dagli indirizzi e dai vincoli della legge, dello Stato sociale che fa propria la regola del mercato ma non la declina nella chiave del mero liberismo individualista bensì in quella del chiaro solidarismo. Non si tratta di pregiudizialmente costruire un arco costituzionale. Occorre, però, essere attenti osservatori ed operare analisi non preconcette ma serie. Come ho già osservato (Nord e Sud - Maggio '94) nell'analisi volta a determinare le espressioni politiche nel nostro Paese occorre fare riferimento agli elementi culturali emergenti, alle situazioni ideologiche tralaticie ma comunque influenti, alle manifestazioni pragmatiche di un qualche rilevante contenuto. Nel quadro di questa varietà di elementi sembra possibile rinvenire tre aree politiche sufficientemente delineate per caratteri, contenuti e stili. Due aree estreme, quelle che ancora convenzionalmente possono chiamarsi di «estrema destra» e di «estrema sinistra» riconnettendo alla prima il massimo di autoritarismo politico col massimo di liberismo economico e alla seconda il massimo di centralismo burocratico col massimo di egualitarismo sociale. Per una sedimentazione del discorso culturale queste aree estremizzano sul piano economico sia la libertà che l'eguaglianza e sul piano politico una opposta ideale concezione dello Stato che, sul terreno concreto

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