D!LBIANCO ~ILROSSO •U•)..1§089 L'alternanzsaiprepara convergendsoenzaintegrismi L' aggregazione politica che potrà (spero presto) battere l'attuale maggioranza di Governo dovrà essere capace di coniugare diverse matrici culturali, ben più di quanto sia riuscita a fare la sfortunata (ma comunque preziosa) esperienza dei Progressisti in queste elezioni politiche e come invece si era riusciti più convincentemente a fare per le elezioni amministrative. Il vostro editoriale del numero 51 segnala giustamente la caduta di tono, di ampiezza e di profondità delle alleanze realizzatesi, che si è avuta nell'approssimarsi nelle Politiche, forse soprattutto per un eccesso di fiducia nelle proprie potenzialità. Il rapporto fecondo tra le diverse tradizioni culturali investe aree molteplici, sensibilità maturate in fasi storiche diverse (si pensi ad esempio a quella ecologica maturata negli anni '80) difficilmente schematizzabili in una società complessa. C'è però un problema specificoche permane, che abbiamo per certi versi ereditato dalla Prima Repubblica e che riguarda la possibilità di combinare «Il Bianco & Il Rosso», l'esperienza del cattolicesimo democratico e quella parte della tradizione del movimento dei lavoratori di ispirazione socialista. C'è qui un «nucleo duro» di diffidenze consolidate che va pazientemente superato pena il fallimento di qualsiasi seria ipotesi di alternanza al Governo. Restoinfatticonvinto che il residuo elettorato centrista, purché attivamente coinvolto da proposte programmatiche adeguate e da una loro traduzione in di Augusto Barbera leadership autorevoli, sia potenzialmente molto più cumulabile con l'area progressista che non con l'attuale maggioranza. A questa convergenza potenziale si oppongono pregiudizi obsoleti, non ostacoli insormontabili. La Guerra Fredda aveva incapsulato nella Dc quasi tutte le potenzialità dell'area cattolica, anche quelle che in altri Paesi si sarebbero normalmente trovate a loro agio in schieramenti progressisti. Ciò ha condotto ad un interiorizzazione della forma-partito democristiana senza la quale una parte rilevante della base cattolica (soprattutto tra le generazioni più anziane) non riesce a rapportarsi alla politica. Quasi una «rifondazione cattolica» isolata al centro del sistema che fa da pendant a Rifondazione Comunista, come i due pezzi sopravvissuti della Prima Repubblica, incapaci di fare il necessario salto di discontinuità. Il fatto è che l'ampiezza di quell'area che continua a pensarsi immobile al Centro non è un dato inamovibile, è anche e soprattutto una variabile dipendente delle scelte politiche che la sinistra ha fatto e che fa. La sinistra ha sempre teso a costruirsi un'immagine dell'area cattolica più conforme alle proprie aspettative e alla conferma della propria identità che non alla realtà. Per Togliatti il rapporto coi cattolici era visto ora all'interno di un rapporto pattizio con la Santa Sede, ora come necessità di accordo con ceti sociali non egemonizzabili da un partito operaio. Per Berlinguer il rapporto si caricava di aspetti organicistici e millenaristici nella prospettiva della «terza via», tanto indefinita da essere fatai13 mente aperta ad esiti molto diversi. Vi era fra l'altro l'idea di un inevitabile ricongiungimento coi settori operai e popolari della Dc destinati ad unirsi con le masse comuniste dalla «necessità storica» dell'unità della classe operaia o comunque la percezione dell'elettorato cattolico come l'altra realtà «sana» di fronte ad un'esplosione di cultura inJividualistica vista quasi solo nei suoi aspetti negativi. La stessa esperienza dei cattolici indipendenti eletti nel Pci, pur positiva perché segnava un primo momento di rottura di barriere, si muoveva dentro questi limiti. Man mano che si afferma invece l'idea del limite della politica, l'idea dei partiti e delle alleanze come soggetti provvisori, come mediatori parziali, opinabili dei valori presenti nella società in continuo cambiamento, il problema finisce positivamente per spostarsi su un piano concreto. Il cattolicesimo democratico è portatore di un'istanza di moderazione della politica che può collocarlo a fianco di una sinistra rinnovata sempre che esso sappia tradurre in modo laico, moderno la sua ispirazione ideale (evitando atteggiamenti da «rifondazione cattolica») e che la sinistra sia disponibile nel meritoa discutere gli aspetti programmatici che possono ancorafareproblemaneireciprocirapporti. Faccio un esempio concreto: il rapporto tra scuola pubblica e scuola privata. L'opposizione preconcetta tra le due mi sembra fuori dalla storia, è un derivato di una polemica ottocentesca tra lo Stato nazionale che intendeva togliere alla Chiesa un monopolio educativo e la Chiesa che difendeva il
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