DJJ..BIANCO ~ILROSSO Piiii••ii ze di reddito in America siano le risposte diverse, ma egualmente inaccettabili, di due versioni del capitalismo allo shock energetico che ha colpito entrambi dalla prima metà degli anni settanta. A questo shock gli Stati Uniti di Reagan hanno risposto con la flessibilità del lavoro e del salario, aumentando in maniera vistosa povertà e diseguaglianze. L'Europa dello Stato Sociale, del lavoro tutelato, delle grandi organizzazioni sindacali ha invece risposto cercando di difendere il suo modello, senza però riuscire ad evitare le conseguenze di un numero crescente di disoccupati, di persone escluse. Questo spiega la richiesta sempre più perentoria di aprire, anche da noi, la strada a forme incontrollate di flessibilità del lavoro e del salario. Ma è davvero una soluzione? Non dimentichiamo che gli Stati Uniti hanno certamente creato più posti di lavoro, ma al prezzo, socialmente assai esoso, di meno sicurezza, di lavori meno stabili e peggio pagati, di aumento della povertà. Si può importare in Europa un simile modello? Sembra piuttosto improbabile. Non solo perché la stessa amministrazione Clinton è impegnata a correggerlo per rimediare almeno alle conseguenze sociali più intollerabili, ma perché la diversità delle scelte americane ed europee negli 10 ultimi vent'anni ha un triplice ordine di ragioni: una elettorale, una sociologica ed una, dispiace ricordarlo, razziale. Innanzitutto gli elettori europei non sembrano disponibili a scambiare lavoro tutelato con lavoro precario. In secondo luogo la tradizionale rete protettiva costituita dalla famiglia consente agli europei (in particolare ai giovani) di non accettare lavori sgradevoli e sgraditi. Infine negli Stati Uniti i cittadini neri e di origine ispanica costituiscono un sottoproletariato non sindacalizzato e con modestissimo peso politico, utilizzato come riserva di mano d'opera a basso prezzo, facilmente eliminabile e quindi sfruttabile. L'idea, caldeggiata dal governo Berlusconi, di importare in Italia il modello americano sembra, quindi, più velleitaria che realistica. Può darsi che, nel tempo, Europa e Stati Uniti riescano ad uniformare le proprie politiche del lavoro incontrandosi a metà strada. Anche di questo si è discusso al vertice di Napoli dei sette paesi più industrializzati. Una cosa comunque è certa, la situazione non è destinata a migliorare (né al di qua ne al di là dell'Atlantico) se per le politiche del lavoro non ci sarà il coraggio di aprire piste di ricerca e di sperimentazione davvero nuove.
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