Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 51 - mag.-giu. 1994

D!LBIANCO ~ILROSSO iiikliliM misura, fa perno sulle politiche governative dei passati governi. Ma per quanto estesa sia la cosmesi, le vecchie rughe riaffiorano inesorabili, specie laddove riappare, ostinata, la vocazione profonda a ricercare ancora «terze vie». La destra di governo ci propone infatti un nuovo modello di rappresentanza tornando all'idea della Camera delle Corporazioni anche se non dei Fasci. Dice infatti il programma, quasi inavvertitamente tra una riga e l'altra che «le categorie produttrici non sono disposte a restare nell'anticamera del Parlamento» perciò «la seconda Camera sarà quella degli interessi, o se vi sarà una sola Camera la metà sarà a diretto confronto con i partiti». Un assetto che ha poco a che fare con la liberaldemocrazia (nata contro le Corporazioni) e con il pluralismo che si fonda su una libera società. Nessun cenno su un libero sistema contrattuale, nessuna valutazione sul ruolo delle parti sociali nella concertazione economico sociale. Nessun cenno sulle forme di autogoverno delle strutture intermedie, sanità previdenza, che persino nel ventennale del regime, non furono statizzate. Come a sinistra, nella politica sociale, resta un implicito consenso sul «tutto nello Stato niente fuori dallo Stato». Sulle tasse il programma non si sottrae al generale clima di promesse elettorali. Anche qui ha largo posto il capitolo «meno tasse più lavoro» svincolato da ogni onere della prova. Sulla politica estera l'approssimazione è direttamente proporzionale al carattere parrocchiale delle visioni dei rapporti internazionali quando si assume lo Stato-Nazione, come un assoluto. Infatti c'è ancora chi si compiace delle parole di D'Annunzio nel 1919 quando diceva: «Liberiamoci dall'Occidente che non ci ama e non ci vuole [... ] Separiamoci dall'Occidente che [... ] è divenuta una immensa banca giudea un serviziodella spietata plutocrazia transatlantica». Non sorprende quindi che il programma ignora come e con quali strumenti sia stato e sia regolato (o meno) il mondo con le istituzioni intergovernative, Fmi, Banca Mondiale, Gatt, Ocse, ecc., nate dopo la seconda guerra mondiale. Istituzioni che ora arrancano per assicurare un generale grado di sviluppo e un affidabile ed equo processo al travolgente fenomeno della globalizzazione. La destra, invece, esorcizza, 9 senza neppure un'analisi, la cosiddetta «mondializzazione». Processo, che determina effetti anche per chi ha visioni parrocchiali della politica internazionale. Così l'unico grande obiettivo di politica estera di Alleanza Nazionale è la revisione del Trattato di Osimo unito alla negazione all'eccesso europeo di Slovenia e Croazia. Mentalità da «secchia rapita» in un Paese che dagli anni '50 è promotore dell'Europa senza frontiere che si muove con molti altri nella prospettiva del «villaggio globale». Si teorizza così l'Europa delle Patrie, che dovrebbe conciliare la sopravvivenza dello Stato Nazione con il ruolo dell'Europa. Ma vedi caso, mentre la Francia costruisce con la Repubblica Federale e l'Olanda, (ora si associa la Spagna), un embrione di esercito europeo, il programma di destra non sembra disposto neppure a questo. E allora a che serve proclamare che si vuole una Europa affrancata dal prepotere di Usa e Russia? Tutto il capitolo europeo è espressione di timori contro le sopraffazioni di un paese europeo, non si ha il coraggio di indicare, preferendo rifugiarsi nella retorica del valore delle Nazioni nell'Europa di domani. Anche per la destra la febbre di rinegoziare la Nato è alta, ma con idee scarse. Infine il programma propone passeggiate sentimentali in America Latina, nel Mediterraneo ed altrove, senza che se ne conoscono bene le ragioni e gli scopi. In definitiva il programma della destra corre al centro. Sul cerone della liberaldemocrazia di facciata si aprono vistose rughe che non nascondono i limiti di concezioni che la negano, mentre in politica estera i limiti di visioni parrocchiali, proprie di un'ottica tardo nazionalistica, non indicano cosa bisognerebbe fare per difendere gli interessi degli italiani in un mondo che si trasforma in modo sempre più complicato. E poiché non esiste la ricetta per fermare un mondo interdipendente l'unica cosa da fare è sapere come collocare la concreta vita dei popoli, e dei rispettivi valori, nella realtà che si trasforma. Il programma di governo della destra malgrado le cosmesi, evidenzia tutti intieri, i pericoli, le insufficienze e i rischi che farebbero correre al paese e agli italiani. Per questo è utile conoscerlo.

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