Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 51 - mag.-giu. 1994

{)!LBIANCO ~ILROSSO • • Loggia dal canto suo considerava il democristiano «un corpo estraneo» al Paese, mentre Carmelo Ottaviano, filosofo cattolico, attribuisce alle aberrazioni della Dc addirittura la responsabilità di ridurre la Chiesa ad un puro ricordo. Infine Giano Accame qualifica la Dc come il «partito delle vacanze dalla storia». Così dalla destra di governo affiora un programma intimamente guelfo, da braccio secolare della Chiesa, che sinceramente appare fuori del tempo. Non ci vuole molto a capire che tutto ciò fa riemergere, quella mistura di cultura spiritualista, antimodernista, monistica, autoritaria ed intollerante che ha visto partecipe, (neppure troppo gradito), parte dell'integralismo cattolico. Ma guardando alla storia della prima metà del secolo, a destra ed a sinistra, si arriva a capire ciò che c'è dietro. Non esattamente concezioni liberaldemocratiche, di tolleranza, di pluralismo, di apertura critica al nuovo e alla modernizzazione nel rispetto dei valori presenti nella società. I cattolici democratici, dai popolari di Sturzo alla Dc di De Gasperi, Fanfani, Moro e Martinazzoli hanno saputo fare dei cattolici ghettizzati od autoghettizzati o tollerati dal liberalismo ottocentesco, dei cittadini. Dei cittadini che sono stati per 40 anni - e non senza difetti - punto di riferimento per cittadini laici e socialisti, coi i quali hanno governato. Questi cittadini hanno saputo conciliare i valori cristiani con gli assetti liberaldemocratici, hanno eliminato egemonismi, integralismi e intolleranze, per dialogare e convenire con il mondo laico e socialista le linee di governo per tutti i cittadini italiani. 8 Secondo gli stessi orientamenti del Concilio Vaticano II, hanno saputo distinguere le responsabilità della Chiesa da quelle dei cittadini cattolici nello Stato. Hanno distinto le loro responsabilità quando lo imponeva la loro coscienza (aborto, divorzio, ecc.). Hanno modernizzato il paese sottraendolo a visioni parrocchiali (velleitariamente italo-centriche come ancora invoca l'Msi) e avviato irreversibilmente l'integrazione dell'Italia nella Comunità europea ed in quella internazionale. Quella destra di governo propone ancora una discriminante pro o contro «l'america way of !ife». Un dato simbolico di significato ben più ampio e ben più conservatore. È un simbolo che destre e sinistre, hanno agitato in Europa sin dai tempi di Weimer, per accreditare quella ricerca di terze vie che hanno portato alle maggiori catastrofi del secolo. L'assetto liberaldemocratico, nel quale tutti abbiamo vissuto dal dopoguerra, prevede un ordinamento politico democratico, accompagnato dal pluralismo sociale. In altre parole un libero Stato, una libera impresa, un libero sindacato con una regolazione equilibrata tra legge e libera contrattazione collettiva. Un libero Stato in una libera società. Questa è stata una conquista senza precedenti e costituisce la ragione di quel successo che ci colloca tra i 5 o 6 maggiori paesi. Questa l'economia sociale di mercato che ci ha accomunato all'Europa e agli Usa. Il programma economico concreto della destra sembra dar prova di moderazione e, in larga

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