D!LBIANCO o.l..ILROSSO Ho accettato la candidatura alle elezioni europee (offerta dal Pds ai Cristiano-Sociali ed a esponenti di area laica e socialista) per sostenere innanzi tutto la causa dell'Europa. Che significa la necessità di realizzare tra i popoli d'Europa un impegno comune, retto da istituzioni democratiche comuni ed alle quali sia attribuito il necessario potere decisionale. Questo è l'obiettivo straordinario la cui dinamica va sostenuta ed accelerata, contrastando i pregiudizi e superando le chiusure. L'orizzonte di questo cammino, già in parte intrapreso, va oltre la costituzione di un unico grande mercato. Esso è quello dell'Unione politica europea. Tutto ci sospinge verso un'Europa Unita: dai problemi economici a quelli della pace e della sicurezza, da quelli ambientali a quelli della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica. Se non sarà un'Europa governata dall'impegno politico democratico, sarà quella imposta dalla logica del danaro. Per scongiurare questo pericolo c'è bisogno di una forte presenza progressista in grado di battersi per un'Europa che «dispieghi solidarietà», realizzando una politica di effettiva coesione sociale per assicurare a tutti i fondamentali diritti di cittadinanza, di sicurezza, di dignità. Questo significa, in primo luogo, non adattarci passiv·amente al fatto che milioni di europei siano esclusi dal lavoro. Ormai è chiaro che il dramma della disoccupazione non si risolve aggirandolo con false promesse, lasciando andare le cose per il loro verso giorno dopo giorno, o chiudendo gli occhi, come suggeriscono irresponsabilmente i «devoti del liberismo». Non si risolve neppure considerandola un fenomeno ciclico, nel quale il numero dei disoccupati è destinato a salire e scendere. La disoccupazione con cui siamo alle prese non è più un fatto congiunturale, passeggero, ma la spia sempre più evidente di un mutamento profondo della nostra civiltà. Per combatterla davvero è necessario una drastica, coraggiosa innovazione: delle politiche. della cultura, della mentalità. Soprattutto occorre la volontà di aggredirla veramente, anziché considerarla un pedaggio «doloroso, ma inevitabile»da pagare allo sviluppo economico. Le elezioni del 12giugno sono perciò un appuntamento decisivo per affermare con il voto che il progresso economico non è separabile dal progresso sociale, che un'Europa più prospera è possibile solo con un'Europa più giusta e più solidale. C'è anche una seconda ragione che mi ha spinto a questo impegno. È quella di coPtribuire a realizzare, nella nuova fase della vita politica italiana, una vasta aggregazione democratico-riformatrice per consentire la democrazia dell'alternanza. Avrebbe certamente aiutato di più questa evoluzione affrontare anche le elezioni europee con un'unica lista ed un unico simbolo, almeno tra le forze progressiste che hanno dato vita ad un gruppo unitario nel Parlamento italiano e che staranno nello stesso gruppo al Parlamento europeo. Le disponibilità alla aggregazione sono purtroppo risultate meno forti delle tentazioni alla frammentazione indotte dal sistemaproporzionale, tuttora in vigore per l'elezione del Parlamento europeo. La decisione del Pds di aprire le proprie liste ad esponenti dello schieramento progressista ha consentito, almeno in parte, di ovviare a questo limite. Sono convinto che è assai improbabile una ripresa di ruolo e di autorevolezza dei progressisti, tanto nel contesto italiano che europeo, se ciascuna delle forze dello schieramento democratico e riformatore pretende di elargire distaccati insegnamenti alle altre, limitandosi a fortificare i propri recinti. Quando tutto appare «in gioco», rispetto al predominio di forze conservatrici, non servono certo le piccole astuzie che mascherano soltanto un disimpegno. È dunque anche per proseguire nell'impegno di costruire una vasta aggregazione democratica, che mi permetto di avanzare una richiesta di fiducia e di consenso alle elezioni europee del 12 giugno. Spero che non sia considerata una richiesta immotivatae che la mia storia personale la possa legittimare. 60
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