D.!J.. BIANCO ~ILROSSO •I8PB11V41M••~ctJ~I HII Uneuropeismoperl'oggi ripartedallepolitichesociali a Comunità europea maci- L na le proprie scadenze. Mai però come nell'occasione di queste ultime elezioni per il Parlamento di Strasburgo il traguardo dell'unità europea appare lontano nella coscienza dell'opinione pubblica del nostro paese. Consumata l'attesa del primo gennaio 1993, simbolica data d'avvio del mercato interno, dimenticato l'entusiasmo seguito alla firma del!'accordo di Maastricht, per la prima volta in Italia, si è fatto strada un sentimento di rinuncia dell'obiettivo del completamento del processo di integrazione. È questa la conseguenza più vistosa del diffondersi di un pericoloso atteggiamento di delega e di estraneazione dei cittadini europei, che trova la sua giustificazione nella convinzione di poter affidare la costruzione dell'Europa Unita a meccanismi di regolazione tecnici che agiscono in modo deterministico e automatico. In realtà esso deve essere interpretato come un sintomo di una caduta di tensione e di una certa stanchezza che si sta manifestando nell'opinione pubblica. Questo sintomo deve essere valutato con molta preoccupazione da quanti hanno a cuore le sorti dell'unità europea, in.quanto non bisogna dimenticare che l'azione dell'opinione pubblica ha svolto un ruolo fondamentale nell'avanzamento del processo unitario. Senza questa continua pressione avremmo percorso molta meno strada, e la politica comunitaria si sarebbe arenata e depotenziata in un paralizdi Raffaele Bruni zante gioco di veli incrociati e di rinvio delle decisioni. Sarebbe quindi illusorio sperare che la strada verso l'unità europea sia stata irreversibilmente segnata, e che i prossimi atti siano indipendenti dal grado di partecipazione e del coinvolgimento dei cittadini e delle parli sociali. Per cogliere la crucialità della fase che stiamo attraversando occorre ricordare che il processo di costruzione della Comunità si è modellato all'interno di uno scontro tra forze contrarie: da una parte la resistenza degli apparati nazionali, restii a rinunciare alle proprie prerogative di governo a favore degli organismi unitari, dall'altra la pressione delle forze sociali e degli operatori economici interessali allo sviluppo dell'azione comunitaria. L'evolversi di questo scontro, talvolta anche aspro, non poteva che dar luogo a un'alternanza di lunghe fasi segnate da una gestione di routine degli affari comunitari con momenti di forte tensione innovativa. L'inerzia degli apparati statali è stata spesso superata solo grazie a una for-zaturadeltavolo negoziale, al punto che, non casualmente, le fasi di scarso profilo progettuale sono sempre state superate attraverso un consistente rilancio degli obiettivi intermedi. Una situazione di questo tipo si è verificata anche nel vertice di Maastricht, aperto con la fondata preoccupazione di un suo possibile fallimento, e chiuso invece sulla scorta di un accordo che non solo da il via alla seconda fase del piano Delors, ma che fissa anche un automatismo per l'avvio della terza e ultima fase, 55 quella dell'effettiva unifica~ione monetaria 1. Rimane comunque come elemento permanente il dato di fondo di un radicato atteggiamento leso a tutelare le posizioni di relativo vantaggio del singolo paese anche a scapito dell'opzione europeista. A questo atteggiamento ambiguo delle autorità politiche si è contrapposta in questi anni la pressione dell'opinione pubblica europea, che si è coagulata e manifestata soprattutto attorno all'obiettivo della costruzione dell'Europa politica e delle sue istituzioni democratico-rappresentative. In Italia questo movimento ha raggiunto la sua massima espressione politica con il referendum per l'estensione dei poteri del Parlamento europeo. A partire però da questi momenti alti la partecipazione attiva dell'opinione pubblica europea è venuta via via a mancare. Ma su quali basi è possibile ricostruire un'iniziativa concreta di impulso al processo unitario? Il significato e l'urgenza che motivano la definizione di questa domanda appaiono scontati in un momento in cui fattori internazionali (il devastante affermarsi di nazionalismi etnici), fattori politici e culturali (la crisi del valore della solidarietà) e fattori economici (il permanere della disoccupazione di massa) impongono l'adozione di soluzioni concertate, nonché una progettualità definita a livello soprannazionale. Possiamo quindi soprassedere all'illustrazione delle ragioni che motivano a promuovere un impegno e una sensibilità europeista per concentrarsi nel-
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