cerca di nuovi mercati e di nuovi consumatori, a un processo di crescita introverso, che genera una restrizione dei mercati e dei consumi ed un'alta concentrazione della produzione e della fonte del profitto nei mercati e nei prodotti più ricchi. Il declino economico crescente di tante aree del mondo e della stessaEuropa nasce da qui. Il secondo riguarda l'affermarsi su scala mondiale della scissione tra bisogni e mercato da un lato e i sistemi produttivi dall'altro, possibile in misura crescente grazie alle nuove tecnologie. Senza la ricostruzione di questo rapporto legato alle strategie di investimento delle grandi società e istituzioni internazionali e ad una valorizzazione delle forme endogene di sviluppo il problema dell'occupazione resta insolubile. Il terzo è legato alla fine della guerra fredda e al sistema economico mondiale ad essa legato. Fino agli anni ottanta ha prevalso un sistema bipolare rappresentato dal conflitto Est-Ovest e dal ruolo dominante degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica. Questa geo-politica ha prodotto il suo sistema geoeconomico con una corrispondente ridislocazione dei sistemi produttivi e specializzazioni ad esso funzionale. Per ridurre le tensioni sociali originate da questo cambiamento fu necessario dar vita nel dopoguerra alle varie forme di intervento «straordinario» (politiche sociali e regionali) nei paesi di frontiera come l'Italia, la Germania e la Danimarca. La fine della guerra fredda vede nascere un nuovo sistema mondiale, la globalizzazione triadica, la cui geopolitica colloca da un lato i tre centri del capitalismo mondiale (Stati Uniti, Germania e Giappone) e dall'altro le grandi aree di marginalizzazione del mondo costituite dai quattro quinti dell'umanità. La nuova geo-economia riflette questa divisione con una concentrazione dei sistemi produttivi e una riorganizzazione della specializzazione ad essa appropriata. La destabilizzazione politica e la marginalizzazione economica delle aree fuori della Triade sono il prodotto necessario e voluto di questo sviluppo. {)!LBIANCO ~ILROSSO •IKM;WIMl••~ 01~• 1111 Come reagisce il Libro Bianco a questi cambiamenti? Le misure proposte riguardano da un lato le politiche macro-economiche e i relativi obiettivi e dall'altro gli «assi di sviluppo» che dovrebbero creare l'infrastruttura necessaria alla nuova geo-economia dell'Europa. La macro-economia è rivolta all'abolizione dei «vincoli» che impediscono il pieno dispiegamento della dinamica del capitale. Il raggiungimento dei tre obiettivi indicati - crescita, competitività e occupazione - come conseguenza di questa liberalizzazione del capitale è il postulato dell'intero rapporto. La non corrispondenza tra questo approccio e l'obiettivo dello sviluppo nel contesto geoeconomico della Grande Europa a cui il Libro Bianco fa rifermento è evidente. Altrettanto lo è la piena corrispondenza tra questo approccio e le esigenze di sviluppo del sistema geo:economico ridisegnato dalla Triade. Questo trova conferma, in un quadro di grande coerenza logica, nel piano di sviluppo territoriale dell'Europa disegnato dagli «Assi dello sviluppo», comprendente: 1) le reti di trasporto e di energia (250 miliardi di Ecu entro il 2000); 2) le telecomunicazioni (150 miliardi di Ecu entro il 2000); 3) l'Ambiente (174 miliardi di Ecu entro il 2000) e 4) le reti transeuropee (20miliardi di Ecu). Il più imponente sforzo di investimenti avanzato dall'Unione Europea per il decennio in corso è rivolto ad accrescere il potenziale di efficienza territoriale in un'area già ad alto sviluppo dell'Europa franco-carolingia ed a servire i bisogni di comunicazione e di trasporto di una ristretta minoranza di consumatori europei. Si procede così verso una situazione di ulteriore concentrazione nello sviluppo europeo sostenuti in questo sforzo finanziario dalle politiche macro-economiche che hanno come obiettivo la progressiva riduzione dello «sperpero» .finanziario rappresentato dalle politiche regionali e sociali. Sostenere l'inevitabilità di uno sviluppo che propone un nuovo sistema geo-politico e geo-economico ancora più restrittivo e squilibrato di quello 54 prodotto dalla guerra fredda in Europa mi sembra poco realistico. Riportare il processo d'integrazione europea dalla Grande Europa alla Grande Germania significa riattivare tutti quei meccanismi di reazione automatica, in particolare della Russia, destinati a sconvolgere questo assetto geo-politico. Legare l'Europa al polo triadico della globalizzazione, con effetti di marginalizzazione simili a quelli prodotti in America Latina dagli. Stati Uniti e in Asia dal Giappone significa, a mio avviso, sottovalutare la capacità di resistenza delle borghesie nazionali e delle forze sociali marginalizzate delle grandi aree del continente europeo e del Mediterraneo in particolare. Il rischio del fascismo oggi nasce da qui. Lo spartiacque non può cercarsi nelle dichiarazioni di più o meno aspra condanna di fatti passati, molto spesso lontani e astratti per i più, ma nella collocazione di oggi rispetto a questi fatti. Si tratta di evitare di confondere gli effetti con le cause. Ed ecco allora che i fronti diventano più confusi di quello che appare a prima vista. L'eurocentrismo e le politiche triadiche sono il fascismo di questo decennio, il vero veicolo violento della destabilizzazione istituzionale e della marginalizzazione economica. Da questa ultima valutazione nasce l'idea che la fine della guerra fredda riapra la possibilità di un diverso processo di integrazione europea costruito su un sistema policentrico costituito sulle quattro grandi mesa-regioni (l'Unione Europea, l'Europa Mediterranea, l'Europa Baltica e l'Europa Danubiana) e basato sulla ricostruzione di questi grandi mercati e dei rispettivi sistemi produttivi. Una strategia dello sviluppo capace di generare all'interno di ciascuna mesa-regione un'«anello della solidarietà» tra i paesi che vi fanno parte, e di agganciare i quattro anelli tra loro potrebbe costituire un approccio più appropriato al raggiungimento degli obiettivi indicati dal Libro Bianco ed una risposta più efficace allo slittamento altrimenti inevitabile verso forme di autoritarismo del sistema politico europeo.
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