{).!J, BIANCO '-'l..ILROSSO • •~INM:\1M~N I ■ LuigiMorelli:unamemoria di impegnosemprevivo di GianMarioAlbani e ari amici, il 18 luglio 1954, e dunque 40 anni fa moriva a Comacchio in quel di Ferrara il nostro caro amico Luigi Morelli, Segretario Generale aggiunto della Cisl e deputato Dc, in precedenza Segretario della Camera del Lavoro di Milano come già negli anni '20 era stato Segretario di quella di Ferrara. Ero allora il segretario provinciale della Cisl di Ferrara, in quella torrida estate in cui si consumava l'ultimo grande sciopero del bracciantato agricolo che inutilmente avevo cercato di evitare e al quale non partecipavamo. Morelli era venuto a darmi una mano insieme ad altri segretari confederali (Coppo e Cavezzali), scegliendo di parlare ai lavoratori della zona di Comacchio alle 5 pomeridiane di quella domenica. Nell'agosto del 1945 Morelli era andato a Mosca con la delegazione sindacale italiana (ne faceva parte anche Ester Angiolini), e di ritorno l'avevo invitato al mio paese in Brianza (Merate), per dirci le sue impressioni. Apprese così che da delegato soci lavoratori dell'Azione Cattolica (al mio primo impiego nell'autunno del 1942, dopo essere stato «aspirante» con Lazzati), avevo collaborato per organizzare i «raggi» nelle fabbriche di Sesto, Greco e Milano (i nostri primi «nuclei aziendali»), dove scendevano i nostri pendolari, convincendoli a partecipare unitariamente agli scioperi del marzo '43. Mi aveva perciò invitato a Milano, presso la segreteria della corrente sindacale cristiana alla Camera del Lavoro, retta da Ezio Ravicini, con Ettore Calvi Vice Segretario. Poi a fine settembre del 1946, dopo la morte di Achille Grandi mi aveva trasferito più stabilmente alle Acli, dove c'erano Luigi Clerici e Sandro Butté, passandomi l'incarico venuto da Roma (Storchi/Rapelli), di procedere all'organizzazione dei gruppi nazionali di cate51 goria del settore industria in vista del 1 ° Congresso della Cgil, a Firenze nel giugno del '47 (dove la·nostra Antonia Malagutti della Commissione femminile è stata chiamata a presiedere una seduta mattutina). Questi sono stati i miei inizi, quando ancora ero un ragazzino. Tra i tanti ricordi di quegli anni ho sempre vivo quello di una notte passata in casa di Morelli a Castellanza (Varese), dove avevo accompagnato Giuseppe Rapelli, succeduto a Grandi alla Segreteria della Cgil, che in un appassionato discorso tenuto a Milano ai dirigenti sindacali Alta Italia della corrente cristiana (Sala Vercesi in Palazzo Clerici), ci aveva scongiurato di non rompere quel che restava dell'intesa unitaria, pur se tanto ci costava per le violenze che i nostri subivano sui posti di lavoro. Rapelli e Morelli riandavano quella notte ai loro ricordi, del tempo in cui le divisioni tra i lavoratori e i ceti popolari avevano consentito l'avvento del fascismo, ricordando pure la comune amicizia con Bruno Buozzi e la grande perdita patita con la sua morte dal processo di unificazione sindacale: Buozzi e Rapelli avevano organizzato insieme a Torino l'ultimo sciopero dei metallurgici, nel '25, poi Buozzi era stato ospite per qualche tempo in casa Rapelli prima di riparare esule in Francia. Era il novembre del 1946, andavo per i miei vent'anni, e potete capire quanto i discorsi di quella notte abbiano contribuito a indirizzare i miei impegni successivi, fino a perdermi nei continui tentativi di avviare a superamento le divisioni e contrapposizioni interne al movimento dei lavoratori che hanno sempre consentito ai prepotenti di prevalere e fare ingiustizie. Le stesse divisioni e contrapposizioni che rese ancora più aspre dopo il fascismo e la guerra dalla presenza comuni-
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