{)!LBIANCO OIL.ILROSSO 11~1N a ;\i l~IN • sulla base di un ripensamento delle competenze statali e regionali (si pensi alla riforma del!'art. 117 Cost.) può divenire lo strumento di garanzia, promozione e riconoscimento del pluralismo e del!' autonomia delle singole realtà territoriali. Il recupero della corrispondenza fra tassazione e rappresentanza, l'elezione diretta del Presidente della Regione sul modello dei comuni, la creazione di un Senato delle Regioni sono gli ulteriori tasselli di un edificio statuale accogliente che rinvia al nuovo assetto delle istituzioni europee, superando l'inutile e confuso dilemma regionalismo/iederalismo. In secondo luogo la frattura della dinamica comunicativa fra rappresentanti e rappresentanti - che è stata fra i motivi del crollo del passato sistema - si acuisce ulteriormente per la trasformazione del sistema informativo in vero e proprio soggetto politico. Si assiste ad un fenomeno simile a quello mafioso: se in quel caso si è realizzata una fusione di soggetti politici, imprenditoriali e criminali, nel caso dell'informazione si verifica la coincidenza in un unico soggetto della dimensione imprenditoriale, politica, culturale, ed oggi anche istituzionale. Assai gravi, dunque, i rischi per la democrazia. Ecco perché urge una riforma complessiva del sistema dell'informazione - che non riguardi soltanto quella politica - a partire dal recupero del senso della «pubblica utilità», valido, per esempio, sia per la tv di Stato che per le tv private: ciò significa anche privilegiare completezza e responsabilità contro la becera faziosità e il conformismo politico dell'informazione politica italiana. In tal senso, la battaglia culturale appena intrapresa dai cittadini per il diritto all'informazione è un segnale positivo. Infine, nel grande travaglio della cultura politica in Italia, torna ad acquistare rilevanza una riflessione sul futuro contributo dei cattolici in una realtà fortemente mutata che ha sancito, nella mentalità e nei fatti, l'irreversibile fine della loro unità politica. Rendere ragione della ricchezza dei mondi cattolici (al di là dell'uso strumentale del termine diaspora), significa però recuperare uno sforzo di elaborazione culturale e politica che coniughi l'assunzione definitiva dei 50 processi di secolarizzazione e il rilancio di una capacità progettuale nel pensiero e nella prassi. Per far questo occorre un'attrezzata apertura alla storia, come conoscenza amore del presente e come capacità profetica, che apra al dialogo eone le altre culture politiche. Così come occorre cogliere l'intrinseca natura conflittuale della politica che, sulla radice di una rinnovata laicità, assuma la lacerazione della scelta e riconosca l'impossibilità di un superamento politico delle contraddizioni. In questa direzione va la sceJta della Fuci di accettare come un dato sempre più definito e di promuovere come elemento di novità il passaggio ad un sistema bipolare. Tale contesto non può essere percepito come causa della scomparsa della tradizione culturale e politica di ispirazione cristiana. Esso, al contrario, può diventare il luogo in cui i diversi filoni culturali del cattolicesimo politico possono trovare espressione e rendersi visibili e partecipare, nei prossimi mesi ed anni, alla lenta costruzione di due poli che conservino le identità delle diverse componenti sulla base di una dinamica dialogica e di un riconoscimento reciproco nella ricerca comune di una progettualità matura. Pertanto, la mediazione culturale non potrà svolgersi in un solo campo secondo logiche di appartenenza, ma dovrà sperimentare forme differenziate e confliggenti di comunicazione e confronto con le diverse realtà politiche in Italia, a partire da posizioni di eguale dignità e non più di vantaggio. Inoltre non è esclusa, anzi è una peculiarità del nuovo sistema, la possibilità di condurre singole battaglie (si pensi alla questione delle donne, alle biotecnologie, ecc.) realizzando, fra singole personalità e presenze organizzate, una convergenza trasversale ai diversi schieramenti che, in tal caso, dia contenuti alla ricerca di una unità nel dialogo politico. La stessa comunità ecclesiale, infine, dovrà rivedere le modalità e gli strumenti di rapporto con i credenti autonomamente collocati nelle diverse forze. Queste, dunque, le proposte di riflessione che la Fuci, coerente con il suo stile ecclesiale e culturale e alla luce delle conclusioni del 52° Congresso, offre come contributo e come itinerario alla società e alla Chiesa.
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