ATTUALITÀ Italai 1994: traWestminsterilFarWest di Giorgio Tonini annes, Francia, 19 maggio 1994. Davanti e ai giornalisti e ai critici cinematografici di mezzo mondo, Nanni Moretti parla di politica: «Trovo preoccupante che il capo del governo italiano sia una persona che ha accumulato un impero nel campo dell'informazione, uno che ha acquisito un immenso potere grazie al vecchio sistema e all'assenza di leggi. Sento il dovere di dirlo non perché io sia attraversato da astratti furori politici, ma perché sono un appassionato tifoso delle regole e della legalità. E non mi sembra che nell'Italia di oggi ci sia molto rispetto né per l'una né per le altre. . . Il mio prossimo film? Sarà un western. Non un western all'italiana, ma un western sull'Italia di oggi. Si intitolerà Senza tatto né legge». Roma, Italia, 19 maggio 1994. Nell'aula di Montecitorio si fa silenzio. Prende la parola l'expresidente della Camera, Giorgio Napolitano. «Siete chiamati a governare - dice rivolto a Berlusconi, ai suoi ministri e ai suoi deputati - ma non potete giustificare qualsiasi intento con la formula "il popolo l'ha voluto". Non vi si deve impedire di governare, ma non si può da parte vostra pensare di poter imporre qualunque cosa con la forza dei numeri ... » Il Lord Carrington della politica italiana conquista, ancora una volta la stima di compagni ed avversari. Il Cavalie5 re scende dai banchi del governo e va a stringergli la mano, tra gli applausi della maggioranza che si confondono con quelli dell'opposizione. In che razza di Italia ci sta portando, Silvio Berlusconi? Sarà un'Italia più simile al «modello Westminster», o invece un'Italia ancora più Far West di quella che abbiamo conosciuto? La nuova Italia è quella che teme Moretti, o quella in cui fa sperare la stretta di mano di Montecitorio? È questa la domanda che inquieta il paese, a sua volta diviso: c'è chi spera che il governo Berlusconi sia il primo di una nuova Repubblica, finalmente compiutamente assimilabile alle grandi democrazie occidentali; e c'è chi fa carte false per trattenere il nuovo corso nella rassicurante palude del vecchio, nella stravecchia Italia del gattopardo che tutto cambia perché tutto resti identico. Il governo, nei fatti e nei gesti, nelle parole e nei simboli, non aiuta a capire. C'è Martino il thatcheriano insieme a Mastella Clemente da Ceppaloni. C'è l'appello tory all'Italia che produce, insieme allo scivolone sudamericano sulla Repubblica fondata sulla pelota. C'è la riaffermazione orgogliosa (e dialetticamente salutare) della fede liberaldemocratica occidentale, che deve convivere con le ambiguità della Lega sulla questione nazionale, con le reticenze di Fini sul fascismo e con l'esibizione dei muscoli Finin-
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