{)!LBIANCO Wi.ILROSSO uffici pastorali: così come quello di una «raccolta del consenso» da parte delle singole realtà laicali sulle proprie proposte: e infine il rischio della reciproca indifferenza tra le soggettualità ecclesiali a discapito del dialogo reale. Il terzo ambito tocca l'autocomprensione e l'azione del laicato troppo spesso vittima di se stesso o inabilitato e deresponsabilizzato nella sua funzione, attraverso la divisione interna, la mancata collaborazione pastorale e la mancanza di itinerari formativiche non si volgano solo ad elites. Solo a partire da una presa di coscienza dei problemi evidenziati ci si può avviare nell'auspicata direzione sinodale delle realtà ecclesiali italiane e nella condivisione delle loro esperienze pastorali, al fine di una «riscrittura» contestualizzata e profetica della riflessione ecclesiologica e delle scelte pastorali da operare nella concreta situazione storica del nostro Paese. In questo orizzonte futuro la Fuci ha scelto di spendere con sobrietà e decisione le proprie energie, nella consapevolezza della «novità» che porta in sé la proposta di un Sinodo della Chiesa italiana. 2) Per quanto riguarda l'Università, l'idea della Fuci parte dalla necessità di ripensare il rapporto fra università e società, nella consapevolezza dell'ormai avvenuta perdita di leadership del mondo universitario nel campo della cultura e senza scadere in logiche di tipo produttivistico che tradirebbero la responsabilità della ricerca e della trasmissione del sapere. E proprio questo sapere universitario si dibatte fra la segmentazione specialistica delle scienze e la contemporanea progressiva caduta del senso unitario della ricerca. Pur riconoscendo la necessità della specializzazione per lo sviluppo delle competenze, l'attuale organizzazione dei saperi e la tecnicizzazione specialistica, ricadendo sui sistemi di formazione, può portare al naufragio del sapere sociale. Occorre, così, ripensare un sapere universitario dei nessi e dei legami, puntare sull'interdisciplinarietà e sollecitare le relazioni fra le dinamiche interne ed esterne dell'università. La Fuci ritiene, anche per questo, che l'università sia un problema cruciale della democrazia perché nel suo concetto risiede l'idea di una socializzazione del sapere come servizio effettivo alla società e come disponibilità al confronto nello sviluppo di un metodo critico. 49 Ma per questo diventa urgente riproporre quell'idea di comunità universitaria che non è possibile riconoscere nelle riforme Ruberti, luogo di convergenza fra gli interessi della classe politica e del ceto accademico. Diviene improcrastinabile, così, la riforma istituzionale di un'università afflitta da un insieme di privilegi paralizzanti, dalla mancanza di trasparenza amministrativa e gestionale, dalla scarsa qualità di due indicatori fondamentali del livello dell'attività universitaria come didattica e ricerca, dalla frantumazione degli incarichi e dall'assenza frequente del binomio produttività+ responsabilità. Gravi colpe hanno, in questo senso, il ceto accademico e gli stessi studenti. I docenti universitari costituiscono una struttura sociale chiusa, spesso irresponsabile ed inefficiente, il cui livello qualitativo è perlopiù mediocre. D'altro canto gli studenti, che pure hanno parecchi motivi per lamentare le storture appena indicate, perdono sempre più il senso della partecipazione rinunciando alle proprie responsabilità. Per questi motivi, la Fuci vuole rilanciare una riflessione sulla cittadinanza universitaria e sulle forme nuove della partecipazione collegate alla cultura giovanile e alla realtà sociale attuale sottolineando quel bisogno di socializzazione che è uno dei motori principali delle proteste studentesche di alcuni mesi fa. Si tratta forse di riscoprire il conflitto che metta a confronto studenti e docenti in modo creativo, ripensando anche i luoghi di diaologo e gli strumenti di garanzia dei diritti, per dare nuovo vigore ad un'idea e ad una prassi di comunità universitaria da tempo svuotate di contenuto. 3) Circa la variegata e preoccupante situazione politica italiana si colgono almeno tre profili di grande rilievo. In primo luogo l'emergere di una questione italiana - divaricata fra un Nord disorientato rispetto alla crisi delle tradizionali forme di produzione e ai processi di modernizzazione e di instabilità socio-culturale ed un Sud frammentato nei modelli di sviluppo e dibattuto fra assistenza, giustizia sociale ed efficienza - ha costretto a ripensare la stessa forma dello Stato. Contro ogni concezione particolaristica fondata sull'egoismo di comunità minori e contro ogni dismissione delle prerogative irrinunciabili di uno Stato unitario, la realizzazione di un regionalismo forte
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