{)!LBIANCO Qil. ILROSSO • •~IiH;\1H~i I ■ Oraladestragoverni. Noiprepariamo I1 alternativa di Romano Forleo a tempo molti insistono sulla necessità di D un ricambio radicale non solo di uomini, ma di stili e modi di far politica. Alcuni (me compreso) avevano ritenuto possibile questo ricambio attraverso una profonda e rapida «conversione» dei due grandi partiti italiani: quello di «ispirazione cristiana» e l'altro di «tradizione operaia». Per questo mi sono battuto fino all'inverosimile, e attraverso grandi difficoltà, cozzando anche contro giusti interessi. Trovando poca comprensione in una serie di persone, a volte molto degne, che, forti di una lunga militanza nella Dc, visceralmente non accettavano di pagare le colpe, attribuite ad un sistema e a uomini inaccettabili, di cui non si sentivano responsabili. Mi rendo oggi conto che questo tipo di azione dall'interno, che comportava una visione moderata, distaccata della politica rispetto ai grandi problemi esistenziali, non era già più realizzabile, poiché la destabilizzazione in atto (voluta in parte dai «padroni dei vapori», in parte dalla palese mancanza di coerente testimonianza di molti leaders del passato) aveva creato un clima di euforia che solo gli Eltsin (e non i Gorbaciov) potevano in qualche modo dominare. In Russia come in Italia si sono così pagati prezzi impensabili alle urla di destra e alla subitanea resurrezione di chi, con la falce ed il martello, aveva ballato sul palco nella vita del Paese. Non è vero infatti che sono cadute le ideologie, cioè quel complesso di idee da cui derivare la costruzione della società, ma (per molti) la fede nella loro realizzazione. Si sono cioè forse abbattute alcune utopie di riferimento, si è attenuata la forza dei valori ideali che hanno condotto tanta gente ad offrire in sacrificio addirittura la vita per esse, ma non sono ·ancora scomparse 46 quelle costruzioni ideali su cui puntare tutto, anche rischiando la propria e l'altrui libertà. Faceva notare Marcuse che, quando scompaiono le ideologie, emerge l'unica vera «ideologia» che caratterizza oggi il mondo occidentale: il dominio della legge di mercato, dell'economicismo, sulle altre componenti della vita sociale. E questo è ciò che si è verificato nel nostro Paese: il «moderatismo» che doveva caratterizzare l'area di centro è stato sostituito da una fede illimitata ed integralista nel «liberismo economico». Come conseguenza, chi era insofferente verso gli eccessivi idealismi, si è prontamente riciclato nella nuova dottrinaliberal-moderata, o di centro-destra. Per convogliare su di essa l'elettorato moderato non si è avuto scrupolo di creare il mostro comunista (accusato di consociativismo, assistenzialismo e statalismo, oltre che di violenta arroganza). In ciò si distruggeva il «centro» come espressione geometrica del moderatismo, sul cui terreno si gettavano, a caccia di voti, sinistra e destra. Accusando il Ppi di voler, come Craxi, governare l'Italia con il 10%, fornendogli la possibilità di essere l'asse d'equilibrio fra due opposti estremismi, si creavano a questo punto le condizioni per ciò che non poteva essere dilazionato ulteriormente: lo scontro muro contro muro fra una destra e una sinistra, cui affidare attraverso l'alternanza il ricambio della classe dirigente in Italia. Il «Centro», così come sognato da Martinazzoli, e condiviso negli ideali e nei valori di riferimento dalla maggior parte degli italiani, non è oggi più proponibile perché un terzo polo, in cui pescare voti, non esiste più. Governi quindi la Destra, anche se nelle sue multiformi e contraddittorie accezioni non rappresenta oggi più del 45% dei votanti. Vi partecipino quindi gli ex li-
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