,P!I~ BIANCO '-XILROSSO DOCUMENTO La Costituzione la crisi di Costantino Mortati Pubblichiamo in questo numero un intervento del grande costituzionalista cattolico Costantino Mortati, uno dei principali estensori della Costituzione del 1948 {pronunciato nel dibattito organizzato nel 1972 dalla rivista «Gli Stati» e pubblicato nel fascicolo n. 10 del gennaio 1973 di tale rivista). Il testo è indicativo di un atteggiamento di fedeltà creativa alla Costituzione: quello stesso atteggiamento a cui dobbiamo ispirarci oggi in una fase in cui rischiano di contrapporsi proposte non meditate di riforma e ripiegamenti conservatori di tipo meramente difensivo. Riscoprire la vitalità dei valori della Costituzione significa immaginare riforme profonde ed equilibrate a servizio del Paese e non degli schieramenti di maggioranza o di opposizione. orrei incominciare con V l'esaminare quanto siano fondate le critiche da varie parti mosse alla Costituzione del 1947, perché mi sembra necessario accertare se i mali in cui si dibatte la nostra vita democratica siano addebitabili a gravi deficienze della Carta repubblicana, o invece a situazioni di fatto che, ove permanessero, renderebbero vano il ricorso ai mutamenti costituzionali ai quali si vorrebbe affidare la loro rimozione. Un'esatta valutazione della nostra Costituzione esige che si distingua la parte che si potrebbe chiamare sostanziale, rivolta com'è a disciplinare i rapporti dei cittadini fra loro e con lo Stato, dal!'altra dedicata all'organizzazione dei poteri, ai modi di esercizio dell'autorità. Non mi pare contestabile che essa, nella formulazione dei princìpi racchiusi nella prima parte, sia riuscita particolarmente felice, tale da porla ad un livello superiore a quello delle altre costituzioni emanate nello stesso periodo di tempo, perché animata dalla consapevolezza dei prosupposti necessari alla realizzazione di un autentico ed efficiente regime democratico (presupposti che sono stati ritenuti non realizzabili senza la previa rimozione degli ostacoli i quali, per tanta parte dei cittadini, precludono il pieno svolgimento della loro personalità); perché preoccupata di designare, con le mete da realizzare, gli strumenti per poterle raggiungere. Per quanto riguarda poi la parte organizzativa occorre anzitutto precisare che l'opzione per la forma parlamentare non fu oggetto di contestazione e può considerarsi espressione di 37 una convinzione diffusa, che può dirsi comune agli ordinamenti allora instaurati, non esclusi quelli di tipo socialista che, in fatto di forma di governo, non riuscirono a realizzare nulla di nuovo. Il nostro costituente ebbe però piena consapevolezza dell'indeclinabile esigenza dell'unità e della stabilità dell'azione di governo, come risulta dall'art. 95 che affida al presidente del Consiglio dei ministri la direzione della politica generale assicurando così a lui una supremazia sugli altri membri del gabinetto, ciò nell'opinione che essa fosse strumento necessario, soprattutto allo scopo di conseguire l'efficienza della programmazione cui fa riferimento l'articolo 41. Certo la stabilità governativa presupponeva la permanenza del rapporto fiduciario con la maggioranza par-
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