Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 51 - mag.-giu. 1994

l'introduzione del doppio turno alle elezioni, che renderebbe anche inutile la residua quota proporzionale tuttora esistente. Solo in questo modo è possibile superare il vecchio schema partitocratico, fatto di spartizione di poltrone e accordi di potere, a cui anche BerluscOni non si è potuto sottrarre, come insegna la cronaca di questi giorni; l'unica via d'uscita consiste nel conferire una legittimazione diretta al premier, rafforzandone così la posizione nei confronti dei tentacoli dei partili. Il doppio turno elettorale, invece, è indispensabile se si vuole favorire la formazione di alleanze non solo elettorali, poiché in questo modo le forze politiche sarebbero costrette a stringere i loro accordi di governo tra il primo ed il secondo turno, passando così attraverso il giudizio dei cittadini. 0 Il, BIANCO ~ILROSSO • •Di."SJ i a ;J Infine c'è la questione della forma di stato, ed anche qui bisogna fare molti distinguo, per evitare di chiudersi in formalismi e terminologie astratte. Regionalismo o federalismo che sia, bisogna garantire agli enti locali una sfera autonoma di competenze (non solo alle Regioni, ma anche e soprattutto a Provincie e Comuni), secondo quello che si chiama «principio di sussidiarietà» e che sostanzialmente significa spostare i centri decisionali il più vicino possibile ai cittadini. Il governo statale deve intervenire solo nei casi in cui l'azione dell'ente locale non garantisca un'azione efficiente o laddove siano in gioco questioni di interesse nazionale, in tulle le altre mate-- rie bisognerà lasciare spazio agli enti locali, che devono inoltre godere di un potere autonomo di imposizione fiscale, perché solo così è possibile responsabilizzare effettivamente gli amministratori. Infine è necessario estendere anche a Regioni e Provincie il sistema elettorale già adottato nei Comuni, arrivando così all'elezione diretta dei Presidenti di questi enti. Si tratta, come evidentemente, di una serie di modifiche molto delicate e complesse che devono essere attentamente valutate, sopratutto per evitare nuove «riforme» a metà (con quella elettorale) e su questo punto ribadisco tutto l'impegno del Patto Segni a garanzia che questa «ristrutturazione costituzionale» avvenga secondo i principi della democrazia e non a colpi di maggioranza: stiamo rimodernando la casa in cui abitare, e una casa deve piacere a tutti quelli che si stanno dentro! Comegovernare latransizioneistituzionale? o ccorre riconoscere che, da un punto di vista istituzionale, il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica sta finora seguendo un percorso piuttosto anomalo: dalla riforma elettorale, imposta per via referendaria, alla riforma o revisione costituzionale. Dinorma accade il contrario. Tale procedura relativamente anomala ha introdotto una variante sostanziale rispetto a quella che sta alle origini della vigente Costituzione redi Francesco Traniello pubblicana. La nostra Costituzione è nata da un compromesso di alto profilo tra partiti di massa, dotati ciascuno di una propria ben strutturata cultura politica, ma accumunati da una forte istanza progettuale in senso antifascista. Allo stato delle cose mi pare invece poco realistico pensare di poter ripercorrere la strada di una Costituente eletta a suffragio proporzionale. La mia impressione è che la riforma costituzionale si farà con il materiale politico e, più o meno, con le regole elettorali di cui disponiamo. Mi sembra improbabile che le preoccupazioni reci33 procamente garantiste che collegarono allora i partiti di massa, e costituirono la premessa del compromesso costituzionale, possano oggi funzionare con la stessa efficacia. Troppo diversi i tempi, le circostanze e le culture. Ne discendono, a mio avviso alcune conseguenze. In primo luogo che lariforma costituzionale - la quale assumerà presumibilmente i tratti marcati di una nuova costituzione - sarà uno dei campi e degli oggetti principali di lotta politica, da qui in avanti. Ritengo cioè poco probabile, nelle attuali condizioni, la neutralizzazione della que-

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