Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 51 - mag.-giu. 1994

OlLBIANCO OILILROSSO 111•~1#t•H;J Unariformaveraemoderna: elezionedirettae doppioturno a riforma della Costituzio- L ne è un problema reale ed è in fondo il naturale approdo del percorso referendario, iniziato con l'abolizione delle preferenze e poi della proporzionale, ma il modo con cui questa esigenza viene affrontata suscita delle legittime perplessità, dovute innanzitutto alla confusione con cui la nuova maggioranza imposta il problema (confusione inevitabile, direi, viste le profonde contraddizioni interne!). Ho ascoltato con preoccupazione le dichiarazioni del nuovo Presidente della Camera, On. Pivetti, la quale sostiene che non ci sarebbero altri limiti alla modifica della nostra Carta fondamentale, se non quelli espressamente indicati dall'art. 139 che dichiarano «intoccabile» la forma repubblicana per lo Stato italiano. Tutto il resto potrebbe essere cambiato a piacimento da una qualunque maggioranza (anche se risicata), purché si rispetti la procedura formale prevista del!'art. 138.Ora, senza pretendere di dare lezioni a nessuno, vorrei far notare che quasi tutta la dottrina riconosce che esistono, oltre alla forma repubblicana, ben altri limiti al potere di revisione della Costituzione poiché lo stesso termine «riforma»lascia intendere che «l'essenza», i «principi guida», debbono rimanere comunque inalterati, che altrimenti si tratterebbe non più di «revisione» di un ordinamento, bensì di una vera e propria «rivoluzione»costituzionale. È forse il caso di ricordare che la Costituzione rappresenta un po' il di Mario Segni «patto sociale» con cui i cittadini stabiliscono le regole di funzionamento del sistema, individuando quelli che devono essere i valori di riferimento e gli • • • 32 obiettivi generali del!'attività del!'organismo statale. Questo «patto sociale» deve, per sua natura, essere condiviso dal maggior numero di persone possibile e non può assolutamente avere aggettivi politici, non può esistere una Costituzione di destra o di sinistra, perché le regole devono valere per tutti e devono essere accettate da tutti, altrimenti non c'è democrazia ma tirannia della maggioranza, che è una cosa ben diversa. Mi sembra chiaro, dunque, che se qualcuno ha intenzione di fare «tabula rasa» dell'attuale Costituzione per riscriverne una completamente nuova, ciò deve avvenire con la elezione di un'apposita assemblea costituente, in cui siano rappresentate tutte le forze politiche; ho già segnalato il pericolo che i principi fondamentali della nostra democrazia vengano stravolti a «colpi di maggioranza» e posso aggiungere che il Patto Segni si impegna a svolgere un ruolo di «garanzia delle riforme», titolo che peraltro crediamo di meritare . Questo, sia ben chiaro, non significa bloccare un percorso di ammodernamento delle istituzioni, che daltronde era (e resta) al primo punto dei nostri programmi poiché fin dallo scorso luglio, quando il vecchio Parlamento disegnò la nuova legge elettorale ci dichiarammo insoddisfattidel tipo di riforma approvato perché non garantiva quello che era invece il più importante obiettivodel referendum: far scegliere il governo ai cittadini, con il lorovoto. La nostra proposta al riguardo è chiara e punta all'elezione diretta del Presidente del Consiglio insieme al-

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