siano lasciate tutte le altre alle regioni (è, fra l'altro, la proposta della defunta Commissione bicamerale). Gli eventuali conflitti di competenza dovranno essere risolti dalla Corte Costituzionale. Infine, bisogna riscrivere anche l'articolo 119 per ciò che attiene le risorse acquisibili dalle regioni nella direzione di un vero federalismo fiscale. E allora vanno prese in serissima considerazione le proposte del professor Piero Giarda affinché le regioni possano estrarre imposte e tributi propri e compartecipino in maniera limitata ai proventi derivanti dall'esazione di tasse propriamente statali. Naturalmente, in questo ambito la chiave del successo del federalismo fiscale è costituita sia dalla trasparenza: chi paga a chi per fare che cosa, sia dalle modalità di riequilibrio e di compensazione fra regioni ricche e regioni meno sviluppate. Una forma di governo regionale resa più autorevole perché politicamente più stabile e decisionalmente più efD!LBIANCO ~ILROSSO 1111 2--1•§1 a ; 1 ficace: compiti più estesi, meglio definiti accompagnati da maggiori poteri di intervento, con l'abolizione di molti ministeri, su materie che possono essere meglio affrontate e risolte in sede regionale; risorse sicure e probabilmente accresciute se le regioni saranno capaci di fare pagare le tasse a tutti: queste sono le soluzioni praticabili e, in definitiva, vincenti. Non è affatto il caso né di omaggiare né di corteggiare la Lega perché propone un federalismo dirompente, vagamente definito, quasi sicuramente inapplicabile, probabilmente pericoloso, al limite del separatismo. C'è, invece, da convincere i progressisti, come purtroppo nella maggior parte delle questioni istituzionali, che l'unica risposta veramente efficace consiste sempre in proposte di politica istituzionale che siano articolate e graduate. Partire da quello che si può fare a costituzione invariata, poi riformare la Costituzione per sostenere e rafforzare 31 le riforme già fatte: questo è il percorso. In coda a tutto questo sta, comprensibilmente, anche il discorso sulla riforma del bicameralismo. Non soltanto gli Stati federali, ma soprattutto gli Stati che intendono potenziare la loro rete di autonomie, esibiscono un bicameralismo fortemente differenziato. A quel punto, si dovrà anche attaccare la forma di governo. Se la rete di autonomie locali è estesa e robusta, allora anche il potere del governo, confinato ai pochi grandi problemi, potrà essere profittevolmenteaccresciuto a fronte di un Parlamento che, differenziato, potrà esercitaremegliol'indirizzoeilcontrollo. Al lettore potrà, a questo punto, sembrare che tutto si tenga, quasi miracolosamente. È proprio così. Chi ritiene che lo spreco di Miglio sia pericoloso deve per l'appunto controproporre una riforma della Costituzione che sia sistemica. Quanto scritto sopra suggerisce quel che si può fare. Ora, subito, adesso . •
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