{).!J, BIANCO ~ILROSSO •1•1AAJ•H;J Unverofederalismoe:uropeista, regionalen, onallaMiglio B allando con il federalismo. Purché, naturalmente, il partner sia davvero il federalismo che è una tecnica per unire componenti politiche diverse, valorizzandone le peculiarità e sopperendo agli squilibri. Dunque, il federalismo non può consistere in una divisione dell'Italia, come la Gallia di Cesare, in tre parti, come vorrebbero Miglio e la parte estremista dell'elettorato della Lega. Né, tantomeno, le tre parti possono essere decise a tavolino: Padania, Etruria e, a massima riprova dell'indifferenza di Miglio nei confronti della terza repubblica, l'innominato Sud (ali' autorevole e reazionario professore suggerisco Borbonia così che il suo postulato sulla antropologia politica mediterranea trovi adeguato appagamento). Né, ancora, si deve sottovalutare la minaccia che, se non si fanno rapidamente le tre repubbliche, allora il Nord se ne va. Sarà soltanto un caso che Miglio ha deciso di scrivere la prefazione ad un libro sulla secessione? Comunque, qualsiasi risposta progressista al tema del giorno, relativamente al quale attendiamo con grande ansia di conoscere il pensiero, pardon il sondaggio, di Berlusconi, deve essere di contrattacco e non puramente difensiva e deve fare leva sugli strumenti e sulle soluzioni costituzionalmente praticabili. Primo: l'unico federalismo con il quale i progressisti italiani debbono volere ballare è il federalismo europeo. Quel processo di unione europea al quale Altiero Spinelli e Ernesto Rosdi Gianfranco Pasquino si diedero il loro possente contributo con il Il Manifesto di Ventotene va allargato, approfondito, accelerato. Dentro quel processo stanno anche le soluzioni possibili all'obsolescenza degli Stati nazionali pari soltanto alla loro ostinazione. Fuori di quel processo stanno il declino, il separatismo, le secessioni. Dentro quel processo di federazione europea stanno anche le possibilità di rilancio economico e di superamento degli squilibri nazionali e regionali. La Lega, quel minuscolo partito settentrionale dell'8,5 per cento, va sfidata anche sul terreno europeo offrendo al suo elettorato, se è davvero imprenditoriale, una sfida e 30 un aggancio con il dinamismo praticabile da una Commissione europea che sappia lavorare in coordinamento é sintonia con il Parlamento europeo e con il Consiglio dei ministri. La seconda risposta è dettata dai tempi della politica. Al più tardi nella primavera del 1995 tutti i consigli delle regioni a statuto ordinario dovranno essere rinnovati. Dunque, la priorità assoluta consiste nello scrivere una buona legge elettorale regionale che consenta ai cittadini di scegliere meglio i loro consiglieri e di conferire una possente indicazione di governo. La migliore delle proposte in campo poiché contempera esigenze di rappresentatività e di governo, ed altresì la più semplice da approvare e applicare, poiché non richiede modifiche costituzionali, è quella presentata dall'on. Augusto Barbera: 40 per cento di seggi attribuiti in collegi uninominali con sistema maggioritario semplice e il rimanente 60 per cento da utilizzare come premio flessibile che consenta il formarsi di una maggioranza, con i seggi necessari da attribuire alla lista che abbia ottenuto almeno il cinquanta per cento dei voti al primo turno oppure abbia più voti nel ballottaggio e il cui capolista diventerà quasi automaticamente presidente della giunta. Prima o dopo le elezioni regionali, si debbono fare due altre riforme, decisive per dare vita ad un regionalismo vero e funzionante sul modello tedesco. Riscrivere l'art. 117 della Costituzione, capovolgendone la logica. Vengano definite esclusivamente le materie di spettanza dello Stato: politica estera, ordine pubblico, moneta, e
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