{)~BIANCO 0LILROSSO • 8 Q N111 ;J t+ 1I M una operazione di vertice e di un coacervo di partiti o pezzi di partito. La nuova formazione dovrebbe nascere invece da una ampia mobilitazione di base, analoga a quella che ha sostenuto l'iniziativa referendaria e che ha reso possibile, poi, il successo di candidature democratiche nelle elezioni amministrative del giugno e del dicembre dell'anno scorso. Occorre andare oltre la logica dei partiti ma non contro i partiti. Nella tumultuosa trasformazione del sistema politico italiano, che la modifica delle regole elettorali ha avviato, i nuovi soggetti della politica non sfuggiranno alle tentazioni e alla logica effimera della «telecrazia» se non sapranno raccogliere tradizioni e valori che le vecchie militanze di partito hanno espresso in passato. Con questo atteggiamento i Cristiano-Sociali intendono guardare al travaglio del Partito popolare in questa fase difficile della sua storia. Il ruolo di opposizione che il Partito popolare ha assunto potrà favorire un coordinamento di iniziative a livello parlamentare. Ma ancor più importante è il coinvolgimento della base del Partito popolare in un ampio disegno di alternativa democratica alla attuale maggioranza. Certo, il Partito popolare avrebbe potuto rappresentare con una scelta tempestiva, e con un rinnovamento radicale di classe dirigente, il cardine come in Germania, di uno schieramento moderato alternativo alla sinistra; avrebbe potuto cioè rappresentare il nudeo forte di una destra autenticamente democratica ed europea di cui la democrazia italiana ha certamente biso3 gno. Ma oggi quegli spazi sono occupati da una destra che non è certo di livello europeo e che sotto molti profili non offre piena garanzia democratica. L'aggregazione del Partito popolare a questa destra lo riporterebbe a un ruolo subalterno analogo a quello dei clerico moderati all'inizio del secolo. Vi sono forti motivi per sperare che, posto ormai di fronte alla stretta di una scelta radicale fra subalternità a questa destra e impegno attivo alla costruzione di una grande alternativa democratica nel nostro paese, il Partito popolare fedele alla sua ispirazione profonda, scelga la seconda via e i Cristiano-Sociali vogliono essere elemento di sollecitazione per questa maturazione. Con questo stesso atteggiamento i CristianoSociali guardano al partito della sinistra che ha retto alla prova elettorale, il Pds, ma che da solo e con i suoi alleati di sinistra non può e non potrà realizzare la auspicata alternativa alla maggioranza attuale. Di fronte al dibattito che si è aperto nel Pds non è produttivo l'atteggiamento di chi, dall'esterno, pretende di dettare e di imporre le condizioni di una evoluzione del Pds verso un fantomatico «partito democratico» da far nascere quasi per decreto qui e ora; anche su questo versante non si cancella la storia. Si tratta invece di accompagnare con una critica costruttiva e con fiducia, il processo che è in atto in quel partito offrendo, per così dire, una sponda esterna che lo favorisca e lo condizioni nei suoi sviluppi verso la realistica prospettiva di una ampia federazione di forze democratiche, unite da un programma di governo comune, che siano in
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