di governo, sul riequilibrio dei poteri dello Stato, sulla migliore definizione degli ambiti e dei «gradi» delle autonomie. Si tratta di questioni estremamente complesse e sulle quali esiste ormai un'amplissima letteratura; su una sola di esse si vorrebbe qui riflettere, e cioè sul problema del rafforzamento del potere da parie del Parlamento (in modo che la perdita parziale, e del resto opportuna, dell'attività legislativa in materie secondarie non determini un pratico svuotamento dell'organo più fortemente espressivo della volontà popolare). L'elezione diretta del Presidente della Repubblica, con un parallelo e forte potenziamento delle sue funzioni, che segnerebbe il passaggio dell'Italia nel novero delle «repubbliche presidenziali», non ci trova consenzienti, soprattutto per i rischi di cesarismo che, nello specifico contesto ila- • DlLBIANCO ~ILROSSO 1•11 )-'1§1 1 8;1 liano, risulterebbero connessi. Né appare convincente l'elezione diretta del Premier da parte del popolo se non accompagnata da un'ampia ridenfinizione dei poteri del Presidente della Repubblica. La formula ottimale nello specifico contesto italiano sembra a noi essere quella del Cancellierato simile alla figura prevista dalla Costituzione tedesca: l'elezione del Premier, cioè, da parte del Parlamento, con la conseguente concessione di ampi poteri sia nella scelta dei membri del governo sia nella definizione dell'indirizzo politico, restando inteso che si possa procedere - al fine di garantire stabilità ai governi - soltanto alla «sfiducia costruttiva», mancando la quale non resterebbe che procedere allo scioglimento della Camera (o, piuttosto, della unica Camera propriamente politica, restando all'altra Camera affidate piuttosto funzioni di controllo e di rappresentanza delle realtà locali). o 20 L'istituto del Cancellierato sposterebbe a favore del Governo l'attuale equilibrio dei poteri, troppo incentrato sul Parlamento; sottrarrebbe il capo del Governo a troppi pesanti condizionamenti della sua maggioranza parlamentare; consentirebbe di chiamare a far parte dell'esecutivo persone qualificate e competenti non necessariamente espressioni dei partiti che sostengono il governo; permetterebbe di individuare con chiarezza il responsabile della politica generale di coloro che lo sostengono, consentendo altermine del mandato una valutazione di insieme. È dunque questa la via sulla quale sembra opportuno incamminarsi. È augurabile che su questi temi non solo si apra nel paese un vasto dibattito, ma che si assumano quanto prima responsabili decisioni. Il Paese non può attendere ancora a lungo la necessaria riforma del sistema politico .
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