Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 51 - mag.-giu. 1994

Rl.L BIANCO ~ILROSSO iii•iiliii Laculturadella «sinistra»? Haapertolastradaalla «destra» di Giovanni Gennari hi ha vinto in Italia, il 27/28 marzo? La ri- e sposta appare facile. Ha vinto una coalizione di forze, guidata da Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e Gianfranco Fini. Da chi è stata sconfitta la sinistra, in Italia? Bisognerebbe ripetere i nomi fatti sopra. Ma la risposta sarebbe superficiale, e infatti feroci discussioni, in queste settimane, stanno dibattendo il tema, con accuse roventi di tutti contro tutti. Sul banco degli imputati, naturalmente, il Pds, con il suo leader, Achille Occhetto, ma non solo. La vecchia politica del consociativismo, anche. E l'accusa del rifiuto del Ppi di scegliere a sinistra, soprattutto da parte di chi non spiega, né potrebbe, le ragioni per cui Martinazzoli, o chi per lui, avrebbe dovuto farlo, con quali garanzie, con quali scopi, con quale logica ... Scopo di queste righe è la riflessione alla ricerca di qualche ragione non ovvia, che non mi appare neppure la minore, di questa innegabile sconfitta, anche se non potrò, qui, approfondire il tutto come desidererei. 1. Innazitutto non solo la sinistra è stata sconfitta. Con essa anche il Centro, e tutto ciò che rappresentava, con l'appoggio tradizionale della Chiesa cattolica nei suoi vertici istituzionali. Con essa anche tutto il mondo tradizionale della faccia visibile della politica italiana dei partiti: Dc-Ppi, certo, Pci-Pds, Psi, Psdi, Pli, Pri, persino Rete e Club Pannella. Tutti sono usciti a pezzi dalle elezioni. Una legge elettorale suicida li ha aiutati in questo harakiri politico. Ormai è acqua passata, e sarà difficile per tutti risalire la china, posto che sia possibile. Si dice che il Pds ha tenuto. Ma togliete Rifondazione, togliete i voti dei cattolici progressisti in cerca da tempo di domicilio politico sia pure transitorio, togliete i voti verdi confluiti nelle li10 ste progressite, togliete quelli residui della Rete, e chiedetevi se è il caso di andare orgogliosi di questa tenuta. Anche il Partito Popolare, se è per questo, ha tenuto: sei milioni di voti non sono da buttare, anche se per legge sono stati buttati quasi nel nulla. Se il Ppi si fosse unito, ai progressisti, oggi Occhetto canterebbe vittoria. Ma con i se non si fa politica. E il mondo cammina sui fatti. 2. E tuttavia non è questa alchimia politico elettorale che qui mi sta a cuore. È un discorso meno ovvio, ma che comincia ad emergere e a far discutere, anche furiosamente. Si dice che ha vinto la Destra. A me pare che le caratteristiche politico-culturali della vera Destra, terribili e precise, pur essendo in giro, e in crescita, non sono spiegazione sufficiente del1' accaduto. Per destra vera intendo quella connotata dal nazionalismo razzista e xenofobo, dalla rigida gerarchizzazione sociale, dall'ossessione della maschilità e dalla repressione della sessualità femminile, dall'ostilità alla diffusione del sapere, dalla identificazione ideologica di civilizzazione e cristianesimo occidentale sociologico, dal culto del passato, dal rifiuto del dubbio, dalla negazione del dovere di aggiornare istituzioni e credenze, dall'antisemitismo radicale, ecc ... A me non pare che questo mondo sia quello che ha vinto le elezioni di marzo. Fenomeni di questo tipo ci sono, non vanno sottovalutati, e quando si verificano debbono suonare i campanelli d'allarme sociale, ma non direi che questo sia il centro della questione attuale. È difficile dire che questa destra, allo stato puro, sia quella che ha vinto. Troppo diverso, Silvio Berlusconi, troppo diverso anche Umberto Bossi, anche se ha qualcosa di più vicino a quella destra. Troppo diverso anche, in faccia, Gianfranco Fini,

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