INTERVENTI IlrapportoDelors:perunasocietà apertalle sigenzedelavoroinEuropa di Salvatore Vento L e idee-forza del Rapporto Delors costituiscono la dimostrazione che la caduta del Muro di Berlino ha aperto nuovi orizzonti nell'elaborazione di una filosofia politica basata sul superamento di quella visione dicotomica del mondo che per un lungo periodo storico ci ha fortemente condizionato. I presupposti ideologici erano alla base di qualsiasi interpretazione della realtà. Sul tema particolare dell'occupazione la visione dicotomica si esprimeva nei seguenti termini: - la «destra» diceva: meno salario più occupazione - la «sinistra» diceva: meno orario più occupazione Entrambi partivano da una verità apodittica: crescita uguale occupazione. Oggi sono saltati questi schemi e il Libro Bianco si sforza di condurre un'analisi più articolata e sceglie l'approccio sperimentale; si parte cioè dall'analisi dell'esperienza, dai dati concreti che emergono dall'osservazione diretta: crescita non significa automaticamente più occupazione. Negli anni 1986-90abbiamo avuto un tasso di crescita del 3,25% mentre l'occupazione è aumentata soltanto dell'l,3%. In Spagna addirittura tra il 1970 e il 1992la crescita è stata del 100% e l'occupazione nel 1992è calata dello 0,3% rispetto al 1970. Non esiste neanche un rapporto automatico tra 67 salario-orario-occupazione: ciò non significa, ovviamente, che orario e salario siano variabili indipendenti, ma che i problemi sono molto più complessi perché devono fare i conti sia con l'accelerazione dello sviluppo tecnologico che con la struttura produttiva e l'organizzazione dello Stato di ogni singolo paese (il Sistema-paese). Un'altra divisione schematica del passato (che però è tuttora presente) contrappone lo Stato al Mercato. Il Libro Bianco introduce importanti riferimenti concettuali: «economia sana», «economia aperta», «economia decentrata», «economia competitiva», «economia solidale» ..I governi e la Comunità hanno la responsabilità di creare il contesto più favorevole alla competitività delle imprese (lo Stato regolatore). La sfida della costruzione europea è la sfida della ricerca di un equilibrio tra queste diverse definizioni di economia; è una sfida di competitività, di continua capacità di creare ricchezza: la storia, la cultura europea, sono indubbiamente dei «punti di forza», ma la storia costituisce anche un peso, un vincolo di rigidità che può impedire di affrontare i problemi contemporanei con «occhi nuovi». Governare l'Europa vuol dire anche avere capacità di rapportarsi con la storia alla maniera di Walter Benjamin: dagli abissi del passato bisogna saper selezionare le parti pregiate, il corallo
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