Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 50 - aprile 1994

{)!LBIANCO 0.Z.ILROSSO 11111ll11Mlt◄®'B duro lavoro della terra, si esige sempre di più per quelli dell'attività industriale ed in questo modo invece dello sviluppo, a cui hanno diritto, molte Nazioni vengono come condannate al ristagno, alla disoccupazione, all'emigrazione. Si tratta di un ingiusto sistema che oggi diventa un problema mondiale: è un'ingiustizia che chiama in causa il cosiddetto primo mondo, di fronte al deteriorarsi delle condizioni dei popoli del terzo mondo. Non viene forse sconvolto su grande scala l'ordine fondamentale che garantisce la priorità del lavoro sul capitale? Non diventa forse il capitale sempre più potente e disumano? E vittime di simili situazioni sono sempre di più l'uomo e la famiglia. Voi, uomini responsabili della giustizia, delle condizioni dei lavoratori, ovunque essi si trovino sulla terra; voi, rappresentanti dei sindacati, dovete gridare ad alta voce, dovete esigere il mutamento di questo ordine. Quali soluzioni al problema della povertà cercano di imporre alle Nazioni povere gli onnipotenti possessori del capitale? Essi propongono come mezzo principale la distruzione del diritto alla vita. Non è questa una palese assurdità? Tutte le ricchezze della creazione sono per l'uomo e non vi è ricchezza senza l'uomo. Se in questo non reclameranno gli uomini, reclamerà Dio! E oggi reclama il Figlio del carpentiere, Gesù di Nazaret, che lavorò con le proprie mani. Egli grida ad alta voce dalla Croce: «Perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Le 23, 24). Ma grida anche: «Smetti di peccare, smetti di far ingiustizia, smettidi uccidere!». 6. Questo è il giorno della grande preghiera con i lavoratori: è la preghiera per il lavoro. Essa prese inizio, un giorno, in questa vostra terra italiana. È qui, 64 infatti, che san Benedetto insegnò a lavorare pregando, e i monaci che lo seguirono, fedeli al principio: «Ora et labora!», compirono una grande rivoluzione, certamente non inferiore alla moderna rivoluzione industriale. Frutto di quella rivoluzione fu la santità dell'uomo. Il lavoro rendeva uomini, santificava l'uomo, nobilitava la vita familiare, creava i legami sociali, formava la storia delle nazioni. Rendiamo grazia per gli straordinari frutti dell'attività umana di molti secoli in Italia, in Europa e nel mondo intero. E contemporaneamente gridiamo che si Iaccia posto alla preghiera all'interno del lavoro 11mano, anche nei nostri tempi. La laicizzazione e la secolarizzazione del lavoro contribuiscono soltanto a far sì che l'uomo quasi abbia in odio il lavoro e lo tratti esclusivamente come fonte di profitto. Lavorando così, egli non riesce più a vedere l'uomo in se stesso, non riesce a vederlo nell'altro che fatica accanto a lui. C'è allora bisogno di «lavoro sul lavoro»! Che cosa vuol dire? Nient'altro che questo: «Prega e lavora!». Il lavoro sul lavoro vuol dire il lavoro sull'uomo che lavora, perché egli risorga mediante il lavoro, come dice il poeta polacco Cyprian Norwid, così da trovare la pienezza della propria umanità ..Chiediamo che il lavoro in Italia e nel mondo intero torni a questa sua originaria dimensione. Non mancano persone, movimenti ed organizzazioni che si impegnano in questa causa. Possano essi diffondersi sempre più e contribuire a render l'uomo più uomo mediante il lavoro! Questa è l'unica via verso il futuro. Auguro all'Italia di saper percorrere questa via e a tal fine vi invito a pregare il Signore per l'intercessione di san Giuseppe, Pàtrono del lavoro».

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