Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 50 - aprile 1994

{)!.LBIANCO ~ILROSSO • 11111 ~ ii~i t;f4 < 1~1• H cessi che assicurano all'Italia un posto di rilievo tra i paesi del mondo. Avremo modo in altre circostanze di riprendere la «grande preghiera» insieme col mondo agricolo o con gli ambienti del lavoro scientifico e artistico. Oggi desideriamo dedicare la nostra attenzione e la nostra preghiera al mondo dell'industria, secondo la tradizione degli"anni precedenti. Parliamo del lavoro guardando ai suoi frutti. Il frutto più importante del lavoro è l'uomo stesso. Mediante la propria attività l'uomo forma se stesso, in quanto scopre le proprie possibilità e le mette in atto. Contemporaneamente le dona agli altri e all'intera società. Egli conferma così, mediante il lavoro, la propria umanità e diventa in un cerio senso un dono per gli altri, realizzando pienamente se stesso. È grande questo significato del lavoro umano, il significato personalistico, che ho cercato di mettere in rilievo nell'Enciclica Laborem exercens. Mai bisogna perdere di vista quest'ordine di precedenza. Mai si può subordinare il lavoro al capitale, perché ciò è contrario all'ordine stabilito dal Creatore. Il lavoro viene eseguito dall'uomo per l'uomo. Solo allora corrisponde al retto ordine. Altrimenti il disegno del Creatore viene scosso e distrutto. Preghiamo oggi con i lavoratori. Con questa nostra preghiera intendiamo abbracciare l'intero mondo del lavoro italiano, rendendo grazie prima di tutto per la crescita umana, che i figli e le figlie di questa Terra hanno realizzato mediante le loro fatiche. Domandiamo che anche in futuro il lavoro rimanga la fonte principale del pieno sviluppo dell'essere umano in Italia. Il lavoro diventi in questo Paese occasione di progresso nella giustizia e fonte di crescente amore sociale. 3. Vogliamo oggi considerare in particolare il lavoro in rapporto con la famiglia. L'artigiano Giuseppe di Nazaret faticava per mantenere la Santa Famiglia. Lavorare per il sostentamento familiare è il primo diritto di ogni lavoratore e lavoratrice. Se l'ordine sociale del lavoro va riferito alla persona che lavora, se ad essa deve servire, questo significa che il lavoro deve servire al bene delle famiglie, creando per esse le condizioni per l'esistenza e per l'educazione dei figli. Non si sottolineerà mai abbastanza, in quest'anno dedicato alla famiglia, che cosa essa rappresenti p,er la società. Dobbiamo allora dedicare particolare attenzione all'importantissimo lavoro svolto dalle donne, dalle madri in seno alla famiglia. Esse sono insostituibili nei compiti assegnati loro dal Creatore stesso. Nessuno sa dare la vita, nessuno sa educare il neonato come una madre. Dio stesso, potremmo dire, si è adattato a questa regola, affidando l'unigenito suo Figlio a Maria. Il legittimo desiderio di contribuire con le proprie capacità al bene comune e lo stesso contesto socio-economicoportano spesso la donna ad intraprendere un'attivitàprofessionale. Bisogna però evitare che la famiglia e l'umanità rischino di subire una perdita che le impo63 verirebbe, perché la donna non può essere sostituita nella generazione e nell'educazione dei figli. Le Autorità dovranno quindi provvedere con leggi opportune alla promozione professionale della donna e, al tempo stesso, alla tutela della sua vocazione di madre e di educatrice. Possa questo giorno divenire, per intercessione della Madre di Dio e del. suo Sposo san Giuseppe, occasione di gratitudine per tutto ciò che la famiglia, la cultura, la vita sociale italiana nel corso dei secoli devono alle donne e alle madri. Mentre ringraziamo Dio per questo, chiediamo a Lui che la donna, sposa e madre, continui a rimanere una forza guida. Il Signore, che le affida l'essere umano sin dal concepimento, continui a farlo anche n_elfuturo. Non venga meno il genio femminile, manifestatosi in Italia tante volte attraverso esimie figure di madri sante, disposte talora persino a dare la vita per assicurare quella del bambino che portavano in grembo. 4. Il nostro sguardo si rivolge oggi anche verso i giovani e le giovani che frequentano le scuole, gli atenei, le università, preparandosi ad intraprendere una professione o un mestiere, per recare il loro contributo alla grande impresa del lavoro, sorgente di bene per la società. Pensiamo a loro con speranza, ma pure con preoccupazione, perché purtroppo le possibilità occupazionali da qualche tempo si sono drasticamente ridotte. Succede così che i giovani, invece di passare dalla scuola al lavoro, come sarebbe auspicabile, iniziano una fase di affannosa ricerca e di disoccupazione. Ciò significa per loro una grande delusione: si sentono degli esseri inutili per la società. Dietro a tutto questo c'è un serio pericolo. I giovani vogliono fondare una loro famiglia, e ne hanno diritto. Ma come farlo se manca tale condizione fondamentale? Come sposarsi se non viene loro assicurata la possibilità di un reddito che basti per la casa, per la famiglia, per l'educazione dei figli? Quanto è urgente ripensare nel suo complesso il problema dell'organizzazione del lavoro e dell'occupazione! Non devono mancare nel Paese prospettive di speranza per i giovani che desiderano fare responsabilmente la loro parte nella società. Essi devono sentire che la società ha bisogno di loro, che s'attende da loro un contributo al bene comune, secondo la specifica preparazione di ciascuno. Non vanno disperse e mortificate queste giovani energie, non si può spegnere lo spirito. Se l'attuale sistema economico non garantisce questo, occorre con coraggio rivederlo e, se necessario, correggerlo. Ecco il grande tema della nostrapreghiera odierna. 5. Carissimi Fratelli e Sorelle, preghiamo per l'Italia. Ma l'Italia si trova in Europa e nel mondo, dove sempre più numerosi sono i Paesi vittime di sfruttamento nel contesto dei vigenti sistemi economici internazionali. Si paga sempre di meno per i prodotti del

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