Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 50 - aprile 1994

{)l.LBIANCO ~ILROSSO ■WXNW•Mlt◄PMM in generale sia dominata dal contrasto tra obiettivi economici ed obiettivi sociali per individuare, in corpore et cute delle politiche economiche internazionali ed interne, come allestire strategie in cui interventi a livelli macro, interventi a livello meso ed interventi a livello micro si rafforzino a vicenda, come mobilitare gli attori sociali a livello internazionale e dei singoli Paesi e convincerli che hanno un interesse comune nel- !' eradicazione della povertà o quanto meno nel- !' alleviarla. Negli anni Ottanta, proprio mentre il fenomeno aumentava in dimensione e spessore, si sono messi in piedi programmi di sostegno sociale per integrare le strategie di riassetto strutturale e programmi per riorientare la tutela sociale. Si dispone, quindi, di un'esperienza empirica ricca di lezioni e di insegnamenti con la quale integrare le riflessioni teorico-analitiche e dalla quale prendere avvio per plasmare nuove politiche, nuove strategie, nuovi programmi, nuove misure. In secondo luogo, occorre riformulare le normative internazionali, ivi comprese le norme internazionali sul lavoro, e dar loro una forte base etica, includendovi i dirìtti «all'inclusione sociale» ed «alla libertà dalla povertà». Un'individuazione accurata dei diritti e degli obiettivi sociali, nonché della loro interazione con la strategia economica, può essere il pilastro per un'azione concertata contro la povertà da presentarsi alla comunità internazionale come una responsabilità comune. Ciò ha implicazioni e conseguenze importanti non solamente per gli «attori» tradizionali quali le istituzioni finanziarie internazionali e le agenzie multilataterali di cooperazione economica, ma anche e soprattutto per nuovi come l'Organizzazione Mondiale per il Commercio in corso di costituzione a Ginevra sulle basi del Gatt. Il 10 maggio 1994, ricorronno i cinquant'anni dalla Dichiarazione di Filadelfia che, mentre la seconda guerra mondiale non era ancora terminata, affermava che non ci sarebbe potuta essere pace duratura sino a quando il mondo ed i singoli Paesi fossero caratterizzati da sacche di povertà in quanto lacerazioni interne e conflitti internazionali si sarebbero sommati: mai come ades61 so, l'ammonimento è valido ed attuale. A fine marzo, il Consiglio d'Amministrazione dell'Oil esaminerà un documento di vasto respiro («Difendere i valori e Promuovere il cambiamento - La giustizia sociale in un'economia globale: un programma d'azione per l'Oil») in vista di sottoporlo alla Conferenza Internazionale del Lavoro in programma in giugno a Ginevra: la strategia tracciata dal documento - che analizzeremo in un numero successivo de Il Bianco e il Rosso come sua finalità principale l'individuazione di programmi e misure per ridurre le diseguaglianze sociali e dar corpo alla sradicazione della povertà. In terzo luogo - ed è questo il punto di maggior rilievo del simposio - , occorre far fronte ad una vera e propria «sfida politica». La strategia diretta al soddisfacimento dei «bisogni di base» degli anni Settanta ed Ottanta non ha avuto esiti di rilievo in quanto ha avuto il supporto della comunità intellettuale, ma non è riuscita a conquistare il necessario sostegno politico. Come far sì che una strategia rivolta non soltanto ad alleviare la povertà ma a sradicarla ottenga tale sostegno? Dal simposio sono emerse molte idee e molte proposte. Esse hanno un denominatore comune: uscire dalle istituzioni tradizionali e convenzionali, facendo perno, invece, su associazioni dirette a «mobilitare i poveri» non soltanto perché essi possano incidere sulle scelte di politica economica e sociale, ma anche e soprattutto perché «un forte decentramento operativo è il modo più efficiente» per raggiungere chi è in stato di bisogno, disadattamento ed emarginazione. È un denominatore che ha una carica molto forte in quanto sfida le istituzioni tradizionali e convenzionali. Proposte nuove? Non tutte. È importante, però, che esse provengano da organizzazioni che spesso hanno visto la povertà solamente con il cannocchiale, che diventino patrimonio e sostrato comune di una parte significativa delle università e delle agenzie multilaterali e che influiscano sulle scelte di chi contribuisce direttamente od indirettamente alle scelte in materia di politica economica internazionale.

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